colesterolo-alto-infarto-ictus

Colesterolo alto e infarto, rischio ridotto se…

3 Settembre 2019 - di Silvia_Di_Pasquale

Il colesterolo alto è un pericolo prima e dopo un infarto, ma in seguito a un evento cardiovascolare sono ancora pochi i pazienti che lo tengono sotto controllo. Un italiano su 3 lo ha alto, ma anche tra chi è in terapia gli obiettivi terapeutici vengono centrati da un maschio su 4 e da meno di una donna su 5. Bisogna specificare che quando è troppo basso, il colesterolo cattivo può comunque essere pericoloso. E’ infatti legato a maggior rischio di ictus (di tipo emorragico).

Uno studio dell’Università di Cambridge, pubblicato su JAMA, ha scoperto che modesti tagli al colesterolo e alla pressione sanguigna possono ridurre il rischio di infarto e ictus di quattro quinti. Come si legge sul Telegraph, la ricerca su quasi 440.000 persone ha scoperto che tali cambiamenti hanno anche ridotto i tassi di mortalità di due terzi.

Lo studio ha riscontrato che i problemi cardiaci sono diminuiti dell’80% in coloro che hanno ridotto il colesterolo cattivo e sono riusciti a ridurre la pressione sanguigna. Questi risultati sarebbero generalmente raggiunti prendendo una statina e una pillola quotidiane per trattare l’ipertensione.

Il principale ricercatore, il professor Brian Ference, ha dichiarato: “Le malattie cardiache e circolatorie rubano la vita a 168.000 persone ogni anno nel Regno Unito. Anche piccole riduzioni del colesterolo cattivo e della pressione arteriosa per periodi di tempo prolungati possono pagare dividendi di salute molto elevati e ridurre drasticamente il rischio di sviluppare malattie cardiache e circolatorie”.

Il professor Sir Nilesh Samani, direttore medico della BHF (British Heart Foundation), ha dichiarato: “Questa ricerca dimostra ancora una volta che la pressione alta e il colesterolo aumentato sono fattori chiave di rischio per infarti e ictus. Ma quanti di noi conoscono il loro numero per questi, o hanno fatto sforzi costanti per abbassarli? Si spera che oggi i risultati abbiano riportato che il rischio potrebbe essere ridotto dell’80% e che possa fungere da motivatore per un cambiamento a lungo termine (…).”