Chewing gum senza zucchero dopo i pasti: meno rischio carie

Chewing gum senza zucchero dopo i pasti: meno rischio carie

21 Novembre 2019 - di Silvia_Di_Pasquale

Masticare il chewing gum dopo i pasti potrebbe aiutarti a tenere lontane le carie producendo più saliva e lavando via i germi dannosi. Un gesto semplice che avrebbe un risvolto positivo, soprattutto quando siamo impossibilitati a lavare i denti dopo un pasto. Ma gli scienziati specificano che deve essere sempre senza zucchero. E’ quanto si apprende da uno studio pubblicato sul Journal of Dental Research. Gli studiosi hanno esaminato 12 studi risalenti fino a 50 anni prima della conclusione della tesi. I dolcificanti artificiali sembrano innescare una risposta immunitaria che uccide i batteri nocivi

Come si legge sul Daily Mail, i ricercatori hanno scoperto che il chewing gum senza zucchero riduce il rischio di carie del 28%. Agisce inducendo la bocca a produrre più saliva, che aiuta a neutralizzare e sciacquare via l’acido che si forma quando mangiamo.

Il principale autore dello studio, il professor Avijit Banerjee, ha dichiarato: “Sia la stimolazione della saliva che può fungere da barriera naturale per proteggere i denti, sia il controllo meccanico della placca che deriva dall’atto di masticazione, possono contribuire alla prevenzione della carie dentale. La gomma senza zucchero può anche fungere da trasportatore di ingredienti antibatterici tra cui xilitolo e sorbitolo. Prima di questa revisione non esistevano prove conclusive recenti che mostrassero la relazione tra il rallentamento dello sviluppo della carie e la masticazione di gomma senza zucchero”.

Un curioso studi del 2010 ha rivelato che le gomme da masticare usate e gettate per strada sono concentrati di batteri, in quantità stimata tra uno e 10 milioni di unita’ per grammo. E’ quanto scoperto dal ricercatore nipponico Kaoru Kumada, docente all’Universita’ di Tsukuba in collaborazione con l’associazione ‘Kankyo Machizukuri Net’, che riunisce volontari per ripulire le città dai chewinggum. I campioni per l’esperimento sono stati raccolti dai marciapiedi di Kabuki-cho, il quartiere di Tokyo.