Sindrome del colon irritabile: cibo ultra processato nel mirino. Lo studio

Cancro del colon-retto: due alimenti alleati della prevenzione

2 Dicembre 2019 - di Silvia_Di_Pasquale

Il tumore al colon-retto è il secondo più frequente dopo il cancro al seno, ma solo il 40% degli italiani esegue lo screening per la prevenzione, che potrebbe ridurre la mortalità per questa neoplasia fino al 20% (nel 2018, sono stati stimati 51.300 nuovi casi di tumore del colon-retto).

I flavonoidi sono composti naturalmente presenti nella frutta e nella verdura. Gli scienziati ritengono che possano aiutare a prevenire questo tipo di tumore. Un nuovo studio descrive un meccanismo molecolare attraverso il quale un prodotto della digestione flavonoide può inibire la crescita delle cellule tumorali in determinate condizioni.

Come si legge su Medical News Today, lo studio è il lavoro di un team della South Dakota State University di Brookings, che ha riportato la scoperta in un recente numero della rivista Cancers. Si sono accorti che un derivato dell’acido salicilico chiamato acido 2,4,6-triidrossibenzoico (2,4,6-THBA) è stato in grado di rallentare la crescita delle cellule tumorali. Hanno deciso di cercare fonti naturali di 2,4,6-THBA e hanno scoperto che era anche un composto derivante dalla digestione dei flavonoidi. “Abbiamo ipotizzato”, afferma l’autore dello studio senior Jayarama Gunaje, Ph.D., “che i flavonoidi riducono il cancro del colon-retto a causa dell’azione dei prodotti degradati o degradati anziché dei composti genitori”.

“Il tumore del colon-retto insorge, in oltre il 90% dei casi, a partire da lesioni precancerose che subiscono una trasformazione neoplastica maligna – ha spiegato Daniele Santini, Ordinario di Oncologia Medica all’Università Campus-Biomedico di Roma -. Tra i fattori di rischio rientrano gli stili di vita scorretti, in particolare sedentarietà, fumo di sigaretta, sovrappeso, obesità, consumo di farine e zuccheri raffinati, carni rosse ed insaccati e ridotta assunzione di fibre vegetali. Gli stili di vita sani devono però essere rispettati anche dopo la diagnosi, sia per prevenire l’insorgenza di recidive che – conclude – per migliorare l’efficacia dei trattamenti”.