Caffè a stomaco vuoto: fa bene o male?

Dal grasso sulla pancia al diabete, la bevanda che li riduce

30 Ottobre 2019 - di Claudia Montanari

ROMA – Buone notizie per chi ama il caffè: sempre più studi promuovo questa bevanda e focalizzano l’attenzione sui suoi benefici. Bere solo una tazza di caffè aiuta a combattere il grasso sulla pancia, ad alleviare l’infiammazione associata all’obesità e, in alcuni casi, riesce anche a proteggere il cervello durante la vecchiaia. Inoltre, bere almeno tre tazze di caffè al giorno aiuta a mantenere sane ed elastiche le arterie, prevenendo l’accumulo di calcio ed evitando il rischio di intasamento e di colesterolo alto. Non solo, secondo alcuni studi iò caffè potrebbe aiutare a combattere il diabete per migliorare il controllo di zucchero nel sangue e mantiene il fegato sano.

Ma come esattamente il caffè produca tutti questi meravigliosi benefici per la salute è rimasto fino ad ora un mistero. Una nuova ricerca fa luce sui meccanismi alla base degli effetti del caffè osservando i legami tra questa bevanda e la salute del microbiota intestinale.

Il dottor Li Jiao, del Baylor College of Medicine di Houston, in Texas, è l’autore senior e corrispondente dello studio. Il dottor Shawn Gurwara, anch’egli del Baylor College, che è il primo autore dell’articolo, ha presentato i risultati all’incontro scientifico annuale dell’American College of Gastroenterology (ACG), tenutosi a San Antonio, Texas.

Il dott. Jiao e il suo team hanno voluto esaminare “il legame tra consumo di caffeina e composizione e struttura del microbiota dell’intestino colico”. Per fare ciò, gli scienziati hanno chiesto a 34 partecipanti di sottoporsi a screening colonscopia ed endoscopia per confermare la salute dell’intestino e del colon.

I partecipanti hanno risposto a un questionario per valutare l’assunzione giornaliera di caffè. Il team ha diviso i partecipanti in due gruppi, dando al primo gruppo un elevato consumo di caffè (cioè almeno 82,9 milligrammi (mg) al giorno) e al secondo gruppo un basso consumo di caffè (cioè meno di 82,9 mg al giorno).

Le analisi hanno rivelato che chi aveva consumato tanto caffè presentava livelli elevati di generi batterici Faecalibacterium e Roseburia, ma bassi livelli di Erysipelatoclostridium, un genere batterico “potenzialmente dannoso”. Il team di ricerca ha trovato queste associazioni indipendentemente dall’età dei partecipanti o dalla qualità della loro dieta.

Inoltre, i ricercatori di questo studio hanno scoperto livelli più alti di altri batteri “comunemente rilevati nei microbiomi intestinali” nei consumatori di caffè. Questi batteri includono Odoribacter, Dialister, Fusicatenibactor, Alistipes, Blautia e vari ceppi di Lachnospiraceae.

Gli autori concludono: “Un maggiore consumo di caffeina è stato associato a una maggiore ricchezza e uniformità del microbiota intestinale associato alla mucosa, e una maggiore abbondanza relativa di batteri anti-infiammatori, come Faecalibacterium e Roseburia e livelli più bassi di Erysipelatoclostridium, potenzialmente dannoso”.

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