Avocado, come tagliarlo per ottenere maggiori benefici

Avocado, come tagliarlo per ottenere maggiori benefici

7 Febbraio 2020 - di Silvia_Di_Pasquale

L’avocado è entrato ormai a far parte della dieta mediterranea. Sempre più persone lo aggiungono all’insalata o lo gustano sotto forma di avocado toast o di guacamole, una salsa di origine messicana il cui uso risale al tempo degli Aztechi. L’American Chemical Society sottolinea che la più alta concentrazione di carotenoidi si trova nell’area dell’avocado appena sotto la pelle. Quindi, è importante tagliare correttamente il frutto per essere sicuri di ottenere il massimo dei benefici, anche perché non è un alimento economico ed è quindi bene sfruttarlo al massimo.

Sul canale YouTube Reactions, un video suggerisce il processo in cinque passaggi per sbucciare un avocado. Uno dei punti chiave del filmato è non usare un cucchiaio. Invece, tagliarlo in porzioni così da poter staccare la pelle con le mani e mangiare la parte a questa più vicina. In altre parole: sbucciarlo.

L’avocado ha numerosi benefici. Uno al giorno può aiutare a tenere a bada il colesterolo ‘cattivo’, quello Ldl. È quanto emerso da una ricerca della Pennsylvania State University, pubblicata sul Journal of Nutrition. Gli avocado hanno contribuito a ridurre le particelle di Ldl ossidate. Come l’ossigeno può danneggiare il cibo – ad esempio una mela tagliata diventa marrone – cosi secondo i ricercatori l’ossidazione è dannosa per il corpo umano.

Usare l’avocado fresco come sostituto dei carboidrati raffinati può sopprimere la fame e aumentare la soddisfazione dei pasti negli adulti sovrappeso e obesi, come sottolineato da uno studio del Center for Nutrition Research dell’Illinois Institute of Technology, che è stato pubblicato sulla rivista scientifica Nutrients.

Questo frutto può essere uno scudo contro le sindromi metaboliche, ovvero un insieme di fattori di rischio, tra cui la glicemia alta, colesterolo, pressione sanguigna e obesità, che portano ad aumento del rischio di diabete di tipo 2 e di malattie cardiovascolari. La conferma è arrivata da una revisione della letteratura scientifica condotta presso la l’Università di Scienze mediche di Mashhad, in Iran.

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