Alzheimer, demenza e Parkinson: frutta e verdura li tengono lontani

Alzheimer, demenza e Parkinson: frutta e verdura li tengono lontani

12 Marzo 2015 - di Mari

ROMA – Mangiare bene, in particolare molta frutta e verdura e cibi ricchi di acidi grassi omega 3, aiuta a tenere lontane demenze senili, Alzheimer, Parkinson e altre malattie neurodegenerative. A dirlo è la Società italiana di neurologia, che sottolinea il legame tra alcuni cibi e il contrasto ai disturbi cognitivi.

Il presidente della Società italiana di neurologia, Aldo Quattrone, ha spiegato all’Agi che

“il ruolo della prevenzione è cruciale nel caso delle malattie neurodegenerative” e “in ambito neurologico la prevenzione passa in primo luogo attraverso un corretto nutrimento del cervello, da intendersi tanto in senso stretto come accorta e sana alimentazione, quanto in senso piu’ ampio come esercizio fisico e allenamento intellettuale”.

Quattrone ha poi aggiunto che esistono numerose ragioni per ritenere importante l’uso di una dieta prevalentemente vegetariana, a basso contenuto proteico, nel Parkinson. La ragione principale è quella di facilitare l’assorbimento della levodopa, il farmaco più importante utilizzato per la cura della malattia.

Frutta e verdura, poi, garantiscono un ricco apporto di fibre, mentre l’elevato contenuto di carboidrati contrasta la perdita di peso che spesso affligge i malati di Parkinson.

L‘Alzheimer è “la causa più comune di demenza, colpisce più di 700mila italiani”. E un’alimentazione povera di colesterolo e ricca di fibre, vitamine e antiossidanti (presenti in frutta e verdura) e di grassi insaturi contenuti nell’olio di oliva “riducono l’incidenza dell’Alzheimer”.

Invece alcune carenze vitaminiche, in particolare folati e vitamina B12, possono facilitare l’insorgenza di demenza. Anche un moderato consumo di caffè e di vino rosso sembrerebbero avere un ruolo protettivo nei confronti dello sviluppo della demenza.

Oltre a mangiare bene è importante dormire a sufficienza. Il sonno, infatti, facilita la rimozione di proteine tossiche dal cervello, riducendo l’accumulo di beta-amiloide.