Tumore alla prostata, troppi antiossidanti aumentano rischio

Tumore alla prostata, troppi antiossidanti aumentano rischio

7 Ottobre 2015 - di Mari

TORINO – Troppi integratori alimentari aumentano il rischio di tumore alla prostata. L’allarme arriva da uno studio italiano, condotto dai ricercatori dell’ospedale Molinette di Torino e coordinato dal professor Paolo Gontero della Clinica urologica universitaria.

I ricercatori hanno scoperto che alcune sostanze nutrizionali come il selenio, i licopeni (di cui sono ricchi i pomodori) e gli estratti di tè verde, normalmente ritenuti altamente protettivi nei confronti dei tumori, nel caso di quello alla prostata non lo sarebbero: al contrario ne favorirebbero lo sviluppo.

Lo studio, iniziato nel 2008, si è concentrato su pazienti affetti da una malattia pre-tumorale della prostata, in grado quindi di aumentare il rischio di sviluppare in seguito un tumore alla prostata e per la quale non esiste ad oggi alcuna terapia.

Un gruppo di pazienti è stato trattato per sei mesi con pillole che contenevano alte dosi di selenio, licopeni e polifenoli del tè verde, le tre sostanze antiossidanti ritenute in quel momento le più efficaci nel prevenire il tumore alla prostata. Ad un altro gruppo è stato invece somministrato lo stesso quantitativo di pillole contenenti una sostanza placebo come l’amido.

Alla fine del periodo di osservazione è emerso che le persone che avevano assunto gli integratori con le sostanze attive hanno avuto una probabilità tre volte maggiore di sviluppare un tumore alla prostata rispetto a quelli trattati con placebo.

Il professor Gontero, però, ricorda:

“L’alimentazione, e con essa gli antiossidanti, restano elementi di fondamentale importanza nella prevenzione dei tumori, oltre che un possibile ausilio nella loro cura. Questo studio ci mette però in guardia sul fatto che una sostanza con potere “antiossidante” in elevate quantità o in concentrato non è necessariamente benefica. Il selenio ad esempio, come pure la vitamina E, sostanze in se stesse benefiche, sono risultate incriminate dell’aumento di tumori alla prostata”.