Pressione alta, 3 tipi di cibi da eliminare

Pressione alta, la bevanda calda che aiuta ad abbassarla

30 Settembre 2019 - di Silvia_Di_Pasquale

La cura della pressione alta passa da ‘tre C’: controlli regolari, camminate per fare il giusto movimento ma anche, carrello di cibi sani, per una dieta salva-arterie. Una dieta povera di sale è indispensabile per tenere alla larga l’ipertensione, che non dà sintomi eclatanti ma aumenta molto il rischio di infarto e ictus e riguarda ben 16 milioni di italiani.

L’ipertensione si verifica quando la forza del sangue che spinge contro le pareti dell’arteria di una persona è costantemente troppo alta. Questo è un pericoloso precursore di complicazioni potenzialmente letali come le malattie cardiache. E’ fondamentale applicare semplici modifiche allo stile di vita può abbassare la lettura di una persona.

Come si legge sul sito Express.Uk, numerosi studi hanno scoperto che il tè all’ibisco ha proprietà di abbassamento della pressione sanguigna. Il tè all’ibisco è un tè alle erbe ottenuto dal fiore di ibisco. In uno studio sono stati somministrati tè all’ibisco o un’altra terapia a un gruppo di pazienti. Dopo sei settimane, coloro che hanno bevuto il tè hanno avuto una significativa riduzione della pressione arteriosa sistolice.

Questo non significa che questa bevanda possa essere considerato una cura o una forma di trattamento. Ma specifica la dietologa Georgia Rounder che: “Questo tè può anche far scendere i livelli di pressione arteriosa sistolica a livelli non sicuri, il che può essere problematico se si assumono farmaci per gestire l’ipertensione o la pressione sanguigna bassa”.

Attenzione anche alla salute delle gengive. La parodontite è associata ad un rischio elevato di soffrire di pressione alta e le cure odontoiatriche per controllare la parodontite potrebbero favorire migliori valori di pressione del sangue. Lo rivela la prima meta-analisi sull’argomento, un’ampia revisione dei dati scientifici di ben 80 studi clinici condotti in 26 paesi i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Cardiovascular Research. Lo studio è stato coordinato dall’italiano e socio della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP), Francesco D’Aiuto dell’Eastman Dental Institute all’University College di Londra.