Diabete di tipo 2, 7 fattori di rischio

Diabete di tipo 2, il gesto che potrebbe aumentare i rischi

19 Dicembre 2019 - di Silvia_Di_Pasquale

Dal diabete di tipo 2 si può guarire dimagrendo, più precisamente perdendo circa il 10% del proprio peso iniziale entro pochi anni dalla diagnosi della malattia. La dieta è fondamentale sia per la prevenzione che per la cura. E’ fondamentale rivolgersi al proprio medico per avere dei consigli autorevoli.

C’è tuttavia un luogo comune che dovrebbe essere superato: ovvero che i dolcificanti siano innocui per la salute. Al contrario, l’uso dei dolcificanti potrebbe ottenere l’effetto opposto a quello voluto, facendo aumentare il peso rispetto a chi invece non li usa. Lo afferma una revisione degli studi sul tema pubblicata dalla University of South Australia sulla rivista Current Atherosclerosis Reports.

 Fra le ricerche analizzate, ricorda Peter Clifton, l’autore principale dell’analisi, c’è quella condotta negli Stati Uniti su più di 5mila persone seguite per sette anni e dalla quale è emerso che chi usava molti dolcificanti aveva preso più peso degli altri. “I consumatori di questi prodotti in realtà non riducono l’assunzione complessiva di zuccheri. Usano infatti – spiega Clifton – sia quelli normali che quelli artificiali, e possono avere la convinzione che possono indulgere nei propri cibi preferiti. Inoltre i dolcificanti cambiano la flora batterica intestinale, e questo potrebbe essere legato ad un aumento di peso e a un maggior rischio di diabete di tipo 2″. 

Altre ricerche, aggiunge l’esperto, hanno associato l’uso di dolcificanti a un maggior rischio di alcune malattie, da quelle cardiovascolari alla demenza, anche se il meccanismo non è chiaro. “Una scelta migliore – conclude Clifton – rispetto all’uso dei dolcificanti è avere un dieta sana”.

A livello di prevenzione, fare il digiuno per 14 ore al giorno potrebbe ridurre i rischi di diabete, ictus e malattie cardiache, aiutando le persone obese a perdere peso e ad abbassare la glicemia. E’ quanto emerso da un nuovo studio dell’Università di San Diego, in California, secondo cui mangiare in qualsiasi momento in una finestra di 10 ore – ma solo in questo arco temporale- riduce i rischi di patologie croniche legate alla sindrome metabolica.

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