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Diabete nelle donne, stress nemico: può aumentare rischio

18 Marzo 2019 - di Silvia_Di_Pasquale

ROMA – Lo stress, soprattutto quello lavorativo, potrebbe aumentare il rischio di ammalarsi di diabete. Questo vale soprattutto per le donne che fanno lavori che impegnano molto la mente, per esempio le insegnanti. E’ quanto emerge da uno studio francese condotto su oltre 70 mila donne, monitorate tramite un registro osservazionale per un periodo medio di 22 anni (1992-2014). Il lavoro è stato condotto da Guy Fagherazzi del Centre for Research in Epidemiology and Population Health all’Inserm in Francia e pubblicato sull’European Journal of Endocrinology.

Lo studio evidenzia un rischio più elevato (+21%) di sviluppare diabete in donne definite “lavoratrici con impegno mentale molto elevato“, rispetto a donne “lavoratrici con impegno mentale basso o minimo”. Questo aumentato rischio osservato nello studio, appariva indipendente dai classici fattori di rischio per diabete o dallo stile di vita condotto dalle donne esaminate. In questo studio tutto al femminile, evidenzia Salvatore Piro dell’Università di Catania, si sottolinea il ruolo dello stress come condizione che potrebbe favorire lo sviluppo del diabete.

Lo stress mentale prolungato, assieme alle condizioni classiche quali il sovrappeso, potrebbero indurre lo sviluppo di lo sviluppo di diabete. Tuttavia, prima di trarre conclusioni definitive, sottolinea Piro, questi dati dovrebbero essere verificati con studi ad hoc.

“Il dato pubblicato risulta però molto importante – sottolinea l’esperto che è anche Segretario Nazionale della Società Italiana di Diabetologia (Sid) – sia per il periodo prolungato di osservazione (20 anni), sia per la scelta del sesso. In un momento storico come il nostro in cui la medicina di genere riveste sempre più importanza nel mondo scientifico ed il ruolo del cervello emerge sempre più come nuovo organo mediatore di azioni ‘diabetogene’, questi dati potrebbero aprire nuovi campi di ricerca e potrebbero avere risvolti scientifici e sociali”, conclude.

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