Diabete, rimedi naturali: la pianta che contrasta la glicemia

Diabete, un integratore naturale ne riduce il rischio

29 Luglio 2019 - di Claudia Montanari

ROMA – Secondo le stime dell’Iss, Istituto Superiore di Sanità, il diabete è una malattia che colpisce in Italia più di 3 milioni di persone. Una dieta sana ed equilibrata e uno stile di vita attivo sono i nostri migliori alleati contro l’insorgenza del diabete. Negli ultimi tempi, molte ricerche si sono concentrate sul ruolo della vitamina D nei confronti dello sviluppo di questa malattia. A tal proposito, un nuovo studio apparso sull’European Journal of Endocrinology che ha preso in considerazione individui con diabete o che sono a rischio di svilupparlo, ha concluso che la vitamina D può avere un impatto benefico.

Nel mondo, si stima che circa il 40% degli adulti sia carente di vitamina D. Alcuni ricercatori si sono chiesti se questo potrebbe avere a che fare con lo sviluppo e la progressione del diabete. Già in passato alcuni studi hanno trovato un legame tra bassi livelli di vitamina D e diabete di tipo 2. Ad esempio, uno studio del 2010 ha scoperto che livelli più bassi di vitamina D erano associati a una ridotta sensibilità all’insulina.

Tuttavia, i risultati dei diversi studi sono sempre stati discordanti. Uno studio che ha preso in considerazione individui con carenza di vitamina D e diabete ha concluso che gli integratori di vitamina D non hanno migliorato la sensibilità all’insulina. Un altro documento ha suggerito conclusioni simili. Tuttavia, molti di questi studi si sono concentrati su persone affette da diabete da molto tempo o che non erano carenti di vitamina D. Inoltre, molti studi sono durati solo per poche settimane. Tenendo questo in mente, l’ultima ricerca si è concentrata sulla somministrazione di integratori di vitamina D su individui a cui era stata data recentemente la diagnosi di diabete o che erano a rischio di sviluppare la malattia. Lo studio è durato 6 mesi. La ricerca era volta soprattutto ad analizzare la sensibilità all’insulina Gli scienziati erano principalmente interessati a misurare la sensibilità all’insulina, ma hanno anche misurato altri fattori, tra cui la secrezione di insulina, la funzione delle cellule beta e la pressione sanguigna. I loro risultati ora appaiono sull’European Journal of Endocrinology.

I ricercatori hanno diviso il campione in due gruppi, somministrando al primo integratori di vitamina D al dosaggio di 5mila UI al giorno e al secondo un placebo per un periodo di tempo di 6 mesi. La dose scelta per l’esperimento è molto superiore a quella generalmente prescritta (ch va da 600 a 4mila Ui). Tutti i partecipanti hanno anche compilato un questionario consegnando ai ricercatori informazioni sul tempo di esposizione ai raggi solari, la dieta seguita e la quantità di attività fisica svolta settimanalmente.  Alla fine della sperimentazione, i partecipanti sono stati sottoposti ad analisi per valutare la sensibilità insulinica, ovvero il modo in cui i tessuti del corpo rispondono all’ormone insulina.  Ebbene, gli scienziati hanno osservato che l’assunzione di vitamina D migliorava significativamente l’attività dell’insulina nei tessuti muscolari. I ricercatori ritengono che i benefici degli integratori dipendano dalla capacità riconosciuta della vitamina D di regolare molti geni coinvolti nel diabete.

Claudia Gagnon, a capo dello studio, ha commentato: La ragione per cui abbiamo visto miglioramenti nel metabolismo del glucosio a seguito dell’integrazione con vitamina D in soggetti ad alto rischio di diabete o con diabete appena diagnosticato, mentre altri studi non erano riusciti a dimostrare alcun effetto nelle persone con diabete di tipo 2 di lunga data non è chiaro. Potrebbe dipendere dal fatto che i progressi della funzione metabolica sono più difficili da rilevare in persone con malattie di lungo corso oppure che è necessario un tempo di trattamento più lungo per ottenere i benefici” […] Questo studio è significativo perché dimostra che gli integratori di vitamina D possono rallentare il deterioramento metabolico in individui ad alto rischio di diabete o con una nuova diagnosi di diabete 2″.

Tuttavia, i ricercatori sottolineano che questi risultati non devono essere un invito a fare incetta di integratori di vitamina D ad elevato dosaggio: “I risultati del nostro studio devono essere confermati con ulteriori ricerche. Inoltre, non è ancora stata dimostrata la sicurezza di integratori di vitamina D ad alte dosi (come quelle utilizzate nel nostro studio) oltre i 6 mesi. Suggerisco quindi di continuare a seguire le attuali raccomandazioni”.

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