Diabete: combatterlo cambiando abitudini alimentari e stili di vita

15 Aprile 2013 - di Mari

ROMA – Battere il diabete si può: il professor Camillo Ricordi, direttore del Centro di ricerca sul diabete e del Centro trapianti cellulari dell’università di Miami, ha spiegato come in un’intervista al Messaggero. Per un’inversione di rotta nell’epidemia che sta colpendo tre milioni di persone nel mondo farmaci e trapianti non bastano, è necessario cambiare abitudini alimentari e stili di vita.

Il diabete, chiarisce Ricordi, è ormai la più diffusa e importante malattia metabolica del mondo occidentale. I costi per curarla e combatterla rappresentano il 10% della spesa sanitaria globale.

Per fermare il dilagare di questa pandemia “l’offerta farmacologica e le nuove frontiere del trapianto non bastano. Tocca pensare a cambiare abitudini molto presto. Un bimbo obeso è condannato a diventare diabetico durante la giovinezza. Un adulto che non fa movimento e che ha tanti chili di troppo si porta dietro un rischio cardiovascolare molto alto e la minaccia reale del diabete. Bisogna che i bambini non siano continuamente stimolati a comprare cibo spazzatura, che nelle scuole non ci siano macchinette con bibite zuccherate e via dicendo. L’industria alimentare sta cambiando rotta ma tocca accelerare. Negli Stati Uniti si sta pensando ad una causa collettiva contro le aziende alimentari che hanno indotto una simile lievitazione delle persone”.

Per Ricordi va evitata anche la carne rossa: “È causa di infiammazione, può diventare complice dell’insorgenza del diabete. Che, ricordiamolo, è malattia particolarmente invalidante. Cecità, problemi al cuore, ictus”.

Nonostante i progressi nella ricerca e nella trapiantologia, precisa Ricordi, la prima prevenzione e cura deve partire dal paziente: “Cambiando abitudini e stando attenti al peso possiamo dimezzare il numero dei diabetici di domani. Conti alla mano. Sono appena partiti altri quattro trial clinici proprio sul trapianto di cellule del paziente stesso. Sono state sviluppate strategie con l’obiettivo di trapiantare cellule e organi senza la necessità continua di farmaci anti-rigetto”.

 

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