Diabete, olio di oliva aiuta a contrastare i picchi di glicemia

Contro il colesterolo, gli oli di semi sono migliori rispetto all’olio di oliva

18 Aprile 2019 - di Claudia Montanari

ROMA – Per tenere sotto controllo i livelli di colesterolo nel sangue, l’alimentazione e lo stile di vita sono molto importanti. A tal proposito, risultano molto interessanti i risultati di una maxi ricerca
realizzata in Germania che suggeriscono come gli oli di semi siano migliori, per la lotta al colesterolo, rispetto all’olio di oliva. Lo studio è stato pubblicato su Journal of Lipid Research nel 2018.

Il dott. Lukas Schwingshackl – dell’Istituto tedesco di nutrizione umana Potsdam-Rehbruecke – ha guidato il nuovo studio che ha consentito di valutare l’impatto di diversi grassi, liquidi o solidi, sui livelli di lipidi nel sangue. Gli studi mettevano a confronto almeno due dei seguenti prodotti: olio di cartamo, olio di semi di girasole, olio di colza, olio di semi di canapa, olio di semi di lino, olio di mais, olio d’oliva, olio di soia, olio di palma, olio di cocco e, tra i grassi di origine animale, lardo, burro e sego. E’ stato calcolato l’effetto del consumo di questi grassi rispetto ai livelli di colesterolo cattivo, ovvero quello che si deposita nei vasi sanguigni e nelle arterie, di colesterolo buono, di colesterolo totale e di trigliceridi.

La maxi analisi ha suggerito che i grassi vegetali risultano migliori rispetto a quelli animali (banditi quindi lardo e burro) ma tra gli oli vegetali sono risultati migliori quelli di cartamo, di semi di girasole, di colza e di lino, i cui effetti sulla riduzione del colesterolo sono risultati migliori rispetto a quelli dell’olio di oliva. I risultati di questo studio confermano ancora una volta le raccomandazioni dei nutrizionisti secondo cui per fare prevenzione cardiovascolare è bene sostituire i grassi saturi con quelli insaturi.

Tuttavia, gli autori stessi dello studio hanno sottolineato alcune importanti limitazioni a cui tener conto: i dati estrapolati derivano da molti confronti indiretti tra gli alimenti considerati e le popolazioni coinvolte negli studi erano molto eterogenee per età, indice di massa corporea e Paese di origine).