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Caviglie gonfie? Gambe pesanti? Forse è insufficienza venosa

19 Ottobre 2017 - di Mari

Una donna su tre soffre di insufficienza venosa. E per prevenire rischi anche gravi la prevenzione è fondamentale. Oltre il 30 per cento delle donne italiane è affetto da insufficienza venosa, che riguarda invece il 15 per cento degli uomini. Questo disturbo, caratterizzato da un cattivo ritorno del sangue venoso verso il cuore, rischia di aumentare in futuro a causa di stili di vita scorretti e cattive abitudini alimentari senza le adeguate precauzioni.

L’insufficienza venosa è più frequente nei Paesi occidentali ed industrializzati e colpisce soprattutto le donne a causa della alterazioni ormonali. L’incidenza aumenta con l’età: tra i 20 e i 30 anni, colpisce il 20 per cento delle donne e il 10 per cento degli uomini, mentre dopo i 50 anni gli uomini restano fermi al 20 per cento e le donne, con l’arrivo della menopausa che provoca uno sfiancamento del vaso sanguigno, salgono al 50 per cento.

I sintomi sono diversi, come spiega il dottor Sandro Colaiuda, specialista in flebologia presso l’Istituto Neurotraumatologico Italiano e docente all’Università di Siena:

“L’aumento della pressione nelle vene può provocare un semplice gonfiore a livello delle gambe mentre per altri pazienti il disturbo può diventare persino invalidante. Nello stadio più avanzato si può andare incontro a prurito, crampi notturni, in alcuni casi dolore e fuoriuscita di capillari, fino a patologie più gravi come flebiti o trombo-flebiti, che può esporre al rischio di embolia polmonare”.

E con gli anni, complici le cattive abitudini, aumenterà sempre di più. Per questo è fondamentale la prevenzione. Uno stile di vita sedentario, alimentazione errata, fumo, eccesso di alcool e caffè possono favorire l’insorgere di problemi.

Per scongiurare forme più severe è bene sottoporsi a controlli in modo tempestivo. Oggi, spiega Colaiuda,

“abbiamo inoltre uno strumento che ci permette di fare prevenzione. Si chiama pletismografo. Grazie a questo strumento si può eseguire un test non invasivo per il controllo del Tempo di Riempimento Venoso, cioè il tempo impiegato dal sangue a tornare nel polpaccio dopo che un movimento forzato ne ha causato il momentaneo svuotamento. E’ semplice e veloce, dura in tutto 15 minuti. L’obiettivo è valutare l’insufficienza venosa al fine di monitorare lo stato di salute del paziente e prevenire problemi circolatori”.