Carboidrati aumentano rischi per il cuore, non i grassi

Carboidrati aumentano rischi per il cuore, non i grassi

31 Agosto 2017 - di Mari

Dopo decenni in cui i grassi sono stati additati come i grandi responsabili non solo del grasso, ma anche dei problemi di salute legati al cuore, dal Congresso europeo di cardiologia arriva una presa di posizione che conferma quanto alcuni già pensavano da un po’: non sono tanto i grassi a fare male al cuore, quanto i glucidi, cioè i carboidrati. 

Lo studio presentato a Barcellona nel corso del Congresso mette in discussione quanto indicato fino ora in tutte le linee guida di prevenzione della salute cardiaca e da decine di studi e documenti scientifici. Lo studio PURE (Prospective Urban Rural Epidemiology), stato condotto dall’Università di Hamilton, in Ontario, ed i risultati sono stati presentati oggi e pubblicati su Lancet.

La riduzione dei grassi, secondo Mahshid Dehghan, ricercatrice del Population Health Research Institute della McMaster University, ”non migliorerebbe la salute delle persone”. I vantaggi arriverebbero invece riducendo i glucidi, cioè in sostanza i carboidrati, sotto il 60 per cento dell’energia totale, ”e aumentando l’assunzione di grassi totali fino al 35 per cento”.

I risultati delle analisi condotte su oltre 135mila volontari provenienti da 18 Paesi a basso, medio e alto reddito, nello studio prospettico epidemiologico dimostrano che è l’elevata assunzione di carboidrati a determinare un maggior rischio di mortalità cardiovascolare. L’assunzione di grassi, secondo i risultati presentati, è invece, a sorpresa, associata a minori rischi.

Gli individui nella fascia alta del consumo di grassi mostravano una riduzione del 23 per cento del rischio di mortalità totale, ma anche una riduzione del 18 per cento del rischio di ictus e del 30 per cento del rischio di mortalità per cause non cardiovascolari. Ciascun tipo di grasso era associato alla riduzione del rischio di mortalità: meno 14 per cento per i grassi saturi, meno 19 per cento per i grassi monoinsaturi, meno 29 per cento per quelli polinsaturi. Una maggiore assunzione di grassi saturi è stata anzi associata a una riduzione del 21 per cento del rischio di ictus.