I neonati maschi balbettano più delle femmine nel primo anno di vita

Questa è la strategia migliore per calmare un neonato che piange

17 Settembre 2022 - di Silvia_Di_Pasquale

Quando un neonato piange spesso è difficile capire come calmarlo e rassicurarlo. Ogni genitore ha la sua strategia, spesso suggerita da un’ostetrica che segue il post gravidanza. I problemi di sonno sono molto comuni tra i bebè e tendono a migliorare quando si arriva ai due anni. Durante i primi 24 mesi di vita ci sono grandi cambiamenti nel sonno dei neonati: già a 6 mesi il tempo impiegato per addormentarsi si riduce a una media di 20 minuti e a 2 anni i bambini si svegliano in media solo una volta durante la notte.

Una nuova ricerca suggerisce che c’è un modo specifico che più degli altri calma il bebè: portarlo a fare una camminata di 5 minuti. Lo evidenzia uno studio apparso sulla rivista Current Biology. “Molti genitori soffrono per il pianto notturno dei bambini”, afferma Kumi Kuroda del RIKEN Center for Brain Science in Giappone. “Questo è un grosso problema, soprattutto per i genitori inesperti, che può portare allo stress dei genitori e persino al maltrattamento dei bambini in un piccolo numero di casi”, dice.

Kuroda e i suoi colleghi hanno studiato la risposta del trasporto, che è una reazione innata osservata in molti mammiferi altriziali, ovvero quelli i cui piccoli sono immaturi e incapaci di prendersi cura di se stessi (topi, cani, scimmie e umani). Gli studiosi hanno osservato che quando questi animali prendono in braccio i loro bambini e iniziano a camminare, i corpi dei loro piccoli tendono a diventare docili e il loro battito cardiaco rallenta. L’effetto era più evidente quando i movimenti di trattenuta e camminata continuavano per cinque minuti. Tutti i bambini che piangevano nello studio hanno smesso di farlo e quasi la metà di loro si è addormentata.

“Molti genitori che vogliono essere intuitivi ascoltano i consigli di altre persone sulla genitorialità, senza testare i metodi con una scienza rigorosa. Ma abbiamo bisogno della scienza per capire i comportamenti di un bambino, perché sono molto più complessi e diversi di quanto pensassimo”, afferma Kuroda. Foto di Iuliia Bondarenko da Pixabay.

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