Tumore alla prostata: 5 cibi scudo che aiutano a ridurne il rischio, secondo gli andrologi

11 Aprile 2022 - di Claudia Montanari

Gli antiossidanti presenti in diversi cibi, dal tè verde al pomodoro cotto, passando per i frutti rossi, l’uva e il melograno, possono davvero fare la differenza nella prevenzione del tumore alla prostata. Aprendo così un nuovo scenario anche come supporto alla terapia, riducendone la tossicità e aiutando a bloccare la progressione della malattia.

All’interno di una dieta bilanciata, anche gli integratori possono avere un ruolo preventivo e protettivo nella popolazione maschile a rischio, se prescritti dall’andrologo individuando il prodotto giusto e la dose corretta, per avere la massima efficacia e il minimo di effetti collaterali.

Dagli esperti della Società Italiana di Andrologia (SIA), riuniti a Roma in occasione del Congresso Nazionale, arrivano raccomandazioni riguardo l’utilizzo di antiossidanti, che fanno chiarezza sugli approcci che hanno dimostrato maggiore efficacia.

Tumore alla prostata, i cibi e gli integratori alleati

Secondo le conclusioni degli esperti che hanno analizzato e descritto a fondo la letteratura scientifica sull’argomento, le evidenze più solide riguardano alcuni cibi che contengono sostanze ad azione antiossidante e antiproliferativa. Come epigallocatechine, licopene, resveratrolo e di recente il pterostilbene, con un bilancio vantaggioso tra efficacia e sicurezza.

Il tumore alla prostata, “con 36.000 nuovi casi all’anno, rappresenta il cancro più frequente della popolazione maschile in Italia – spiega Alessandro Palmieri, presidente SIA -. E’ fondamentale prendere coscienza di quelli che sono i principali fattori di rischio, come avere una storia familiare di tumore della prostata, l’età avanzata e gli stili di vita, come la dieta”.

“E’ dimostrato che l’assunzione di eccessive quantità di alcool, grassi saturi, derivati del latte, possono avere un ruolo nella genesi di tale neoplasia. Ma la ricerca ha sempre cercato di individuare farmaci o prodotti naturali in grado di prevenire l’insorgenza di tumore della prostata, se somministrati a individui a maggior rischio o a quei pazienti che presentavano già delle lesioni precancerose”.

L’importanza del licopene

“Moltissime ricerche hanno evidenziato il potere preventivo di molti composti di origine naturale” spiega Davide Arcaniolo, membro della Commissione Scientifica della SIA. “Quelli maggiormente studiati sono senz’altro le epigallocatechine e il licopene, sostanze ad azione antiossidante ed antinfiammatoria, contenute in grande quantità principalmente nel tè verde e nel pomodoro.

In uno studio clinico su un gruppo di soggetti ad alto rischio di tumore alla prostata si è visto che chi assumeva regolarmente epigallocatechine derivate dal tè verde vedeva ridotto del 60% il rischio di ammalarsi rispetto a chi assumeva solo una sostanza placebo. Il rischio può ridursi fin dell’80% con un’assunzione di queste sostanze per due anni consecutivi”.

Anche il licopene, contenuto in grandi quantità nel pomodoro, rappresenta un altro principio attivo largamente studiato nelle strategie di prevenzione. In una metanalisi di 42 studi con l’osservazione di quasi 700mila partecipanti, è stato dimostrato un effetto protettivo del licopene superiore alla maggior parte degli altri composti, fatta eccezione per il tè verde. Inoltre, nuovi studi hanno dimostrato la particolare efficacia del resveratrolo, contenuto soprattutto nell’uva, non solo come azione preventiva contro il tumore della prostata ma anche come supporto ai trattamenti anti-tumorali per l’altissimo potenziale antiossidante che agisce sia nello stato iniziale del cancro, attraverso fattori di blocco, sia nello stato più avanzato attraverso fattori di soppressione che ne frenano la progressione.

Attenzione ai supplementi

Tuttavia, rileva ancora Palmieri, “bisogna prestare la massima attenzione ai supplementi, che devono essere prescritti dallo specialista per individuare il tipo di prodotto giusto per ciascun paziente, con le giuste modalità di utilizzo, in modo che la dose corretta non sia troppa bassa e quindi inefficace ma neppure troppo alta e quindi a rischio di effetti collaterali”.

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