Donne e violenza economica: un problema subdolo e sottovalutato

Donne e violenza economica: un problema subdolo e sottovalutato

10 Marzo 2022 - di Claudia Montanari

C’è un tema sottovalutato e con pochi dati: la violenza economica nei confronti delle donne. Un problema subdolo e poco visibile rispetto alla violenza fisica, ma altrettanto invalidante che colpisce il 26,4% delle donne in Italia. Citata all’art. 3 della Convenzione di Istanbul del 2011, tra le varie forme di violenza, si realizza attraverso “l’impedimento nell’acquisizione delle risorse, l’impedimento all’accesso alle risorse disponibili, il consumo delle risorse della vittima”.

Per spiegare meglio c’è violenza economica nell’impedimento di conoscere il reddito familiare. Ma anche di avere una carta di credito o un bancomat, di usare il proprio denaro e essere sotto il costante controllo su quanto e come si spende.

Donne e violenza economica, un problema sottovalutato

Se pensiamo che, in una ricerca condotta da Episteme dal titolo “Le donne e la gestione famigliare” nel 2019, meno del 40% di donne in Italia non possiede un proprio conto corrente e la percentuale cresce fino a diventare il 100% per chi ha un livello di istruzione basso c’è da disperarsi.

“Non avere un’autonomia economica e dipendere dal proprio marito e compagno – dice all’ANSA l’economista Simona Lanzoni, vice-presidente di Fondazione Pangea Onlus e coordinatrice della rete nazionale antiviolenza Reama – è spesso sottovalutato dalle donne stesse. Che si rendono conto di quanto sia un ostacolo a ricostruire se stesse, ricominciare dopo aver subito violenza fisica solo alla fine del percorso mentre dovrebbe essere una precondizione per ripartire”.

“Allo stesso tempo si nota che proprio le donne con maggiore autonomia economica sono quelle paradossalmente più a rischio violenza perché il marito controllante aumenta la coercizione, perché sa che la donna potrebbe sottrarsi al suo controllo. E dunque al suo giogo avendone la possibilità”.

Nell’audizione alla Commissione Lavoro pubblico e Privato alla Camera dei deputati dell’8 febbraio 2022, Linda Laura Sabbadini della Direzione centrale studi dell’Istat, ha analizzato i dati ricevuti dai centri anti violenza e dalle case rifugio, elaborati dall’istituto molto impegnato sul tema. A proposito, ha spiegato tra l’altro che “la mancanza di indipendenza economica sembra anche costringere le donne a subire la violenza per periodi più lunghi. È comunque alta la percentuale di donne senza indipendenza economica che hanno subito violenza. Il 61,6% delle vittime di stupro, infatti, non erano economicamente autonome”.

L’importanza dell’autonomia economica

Avere autonomia economica, saper gestire il proprio denaro, dovrebbe essere l’obiettivo da raggiungere a prescindere per impostare sin da subito un rapporto di parità. Ed andrebbe insegnato alle nuove generazioni perché  culturalmente si crei un cambiamento vero.

“Storicamente non lo siamo state” prosegue Lanzoni. “Basti pensare all’usanza della dote nel matrimonio, siamo state oggetto di compravendita. E noi stesse siamo pensiamo all’amore, non volendolo ‘sporcare’ con il denaro e così rimuoviamo che in un rapporto c’è anche l’elemento economico a pesare“.

Molti gli esempi che si potrebbero fare per dare sostanza al termine poco noto di violenza economica, che magari quando le cose vanno bene è solo legame economico che poi diventa un pericoloso laccio. Il mutuo della casa co-intestato, il lavoro in nero nell’impresa familiare che ti fa ritrovare invisibile oppure l’apertura di un’impresa a nome tuo ma gestita da lui salvo lasciarti nei guai.

I segnali a cui prestare attenzione

“I primi segnali – spiega Lanzoni – sono banali: ‘non andare a lavoro prenditi cura della famiglia’, ‘non pensare ai soldi che te li do io’, ‘ecco il denaro giusto per fare la spesa’. Sono prime forme di controllo di una forma di violenza subdola e trasversale che finisce per colpire donne di ogni età e ceto perché è sottovalutata, è in secondo piano rispetto all’idea di una relazione romantica. E anche quando si arriva alla violenza fisica gli aiuti che come società scattano (o dovrebbero scattare) sono legali, psicologici di rimozione del trauma e solo in ultimo si pensa all’economia.

“E’ fondamentale invece lavorare sulla violenza economica. Aiutare in un percorso di autonomia sin dall’inizio altrimenti come si ricomincia a vivere e a superare la violenza se non c’è un lavoro, un conto in banca?”, spiega Lanzoni.

Proprio per lavorare su questo la Fondazione Pangea Onlus ha realizzato corsi di formazione lavorativa e di tirocinio per costruzione di curriculum professionali. “La violenza economica è troppo spesso sottovalutata ma di fatto estremamente ostacolante se si vuole tornare a essere libere. Per questo abbiamo aperto lo sportello nazionale on line di Mia Economia specifico sulla violenza economica. Per aiutare le donne indebitate o in difficoltà economico lavorative a causa di una relazione violenta. Operatrici specializzate ascoltano le donne e insieme analizzano la loro situazione economico finanziaria per capire come sostenerle e calmierare i debiti”, conclude Lanzoni. Molto ancora resta da fare.

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