Smagliature, cellulite... da Instagram all'arte si celebra la donna vera

Smagliature, cellulite… da Instagram all’arte la rivincita della donna vera

12 Settembre 2014 - di Claudia Montanari

ROMA – La bellezza femminile in tutte le sue forme. Alte, basse, grasse o solo in carne, con le smagliature o la cellulite. Su Instagram donne di tutte le età si spogliano e si fotografano celebrando la bellezza al naturale. In un periodo in cui sui Social prevale il mito della perfezione, due donne e mamme dell’East Cost hanno deciso di andare contro corrente e hanno lanciato un account su Instagram, #LoveYourLines, con lo scopo di contribuire a mostrare la bellezza del corpo femminile in tutte le sue imperfezioni. Tutte le foto sono bene accette con 2 uniche regole: che siano in bianco e nero e che celebrino la bellezza assolutamente naturale del corpo della donna.
L’idea ha avuto grande successo ed in poche settimane l’account delle due donne, Alexandra ed Erika, ha avuto più di 40.000 contributi di donne di tutte le età che hanno raccontato le proprie storie attraverso le foto
Maria Novella De Luca ha raccontato il nuovo fenomeno su Repubblica:
“Su “Love your lines”, lanciato su Instagram (il social network di fotografia più diffuso al mondo) da una scrittrice e una fotografa americana, Alexandra Elle e Erika Layne, donne di tutte le età possono postare immagini in bianco e nero dei propri corpi, «così come sono». Anche in quei momenti “critici”, durante e dopo una gravidanza ad esempio, in cui la mutazione del fisico è totale, la pancia diventa un marsupio e il seno si gonfia per il latte, tutto naturale, tutto vero, ma i segni dopo si vedono… Perché allora fare finta che nulla sia cambiato, perché vergognarsi di quelle “lines” appunto, rughe, smagliature, cedimenti, il racconto sulla pelle della nostra vita?”
Immagini toccanti che raccontano storie e vite. Un’idea, quella delle due mamme, che ha avuto un grande riscontro dalle donne che hanno deciso di dire basta alla bellezza stereotipata e che vogliono smetterla di lottare contro un corpo che, a 50 anni, non può e non deve apparire come quello di una 20enne. Come si legge su Repubblica, l’idea ha avuto riscontro anche con altri due progetti fotografici:
““Expose”, e “A beautiful body project”, entrambi firmati da donne, il cui obiettivo, comescrivono le creatrici di “Expose”, «è mostrare il corpo delle donne vere, così come sono e non come vengono trasformate ». E basta ri-abituarsi alla visione della realtà, per catturare tra sorrisi, gesti e nudità, autentici segmenti di bellezza”
Anche in Italia ci si sta adoperando sulla rivoluzione delle donne imperfette:
Simona Filippini, fotografa romana, già nel 2009 aveva realizzato la mostra “Femminile, plurale”. Ragazze e adulte di diverse età, provenienze e storie si erano fotografate tra di loro, rigorosamente nude, ognuna dichiarando quale era la parte di sé che preferiva. Un braccio, un piede, la linea del collo, un seno, una cicatrice, un lato B fino allora pudicamente nascosto perché «mi sembrava di averlo troppo grosso», e poi fotografato con gesto liberatorio.
Racconta Simona Filippini: «Ero rimasta molto colpita dal documentario di Lorella Zanardo Il corpo delle donne, sull’abuso dell’immagine femminile nei media, e volevo proporre con la fotografia un mondo alternativo a quella rappresentazione. Volevo anzi che fossero le donne stesse a raccontarsi. Così insieme a Eva Tomei, Sveva Bellucci e Francesca Orsi, abbiamo allestito un set, al nostro invito hanno risposto in tantissime, madri e figlie insieme, amiche, sconosciute. E si sono fotografate nude». Il risultato oltre ad una mostra e ad un libro, è il video “Femminile, plurale” assai visitato su Youtube. Dove le immagini restituiscono attraverso i dettagli un clima di gioia e di liberazione.
Ma i tempi non sono e non erano maturi. Le immagini vere, reali, non piacciono, disturbano. Fanno paura forse, spiega ancora Filippini. «Non è stato facile far uscire il nostro lavoro da un ambito protetto e selezionato. Gli stessi magazine femminili che tanto parlano di queste cose, poi pubblicano unicamente foto di femminilità perfette, e se non lo sono le ritoccano. Si ha paura di mostrare una smagliatura e poi nessun pudore nel continuare a mettere in prima pagina, e a 24 anni dall’omicidio, Simonetta Cesaroni in costume da bagno… Perché mi chiedo, non pubblicare soltanto la faccia di quella povera ragazza? Che bisogno c’è ancora del costume da bagno?».
Una vera e propria rivoluzione che, questa volta, tocca anche la maternità resa quasi irreale dal mercato dell’immagine:
“Incredibili madri che sorridono con corpi perfetti a due settimane dal parto, ministre che escono dalla clinica e vanno a lavorare, stupende fotografie di attrici naked, nude che da Demi Moore in poi glorificano su Vogue o Vanity Fair la propria maternità. Come se, invece, il fisico non si modificasse, dopo il parto tutto cambia, e questa è la verità. E infatti è la verità la forza di “A beautiful body project” della fotografa Jade Beall, che ritrae le donne dopo la gravidanza, con i loro bambini in braccio. Un progetto nato anche per combattere la depressione post-partum. Scrive Jade Beall: «Spesso dopo la nascita di un figlio le madri non si riconoscono più nel proprio corpo. Soffrono. Si sentono svuotate. Invece io volevo mostrare loro la bellezza di questa fase, nonostante i cambiamenti fisici».
Elisabetta Ruspini, docente di Sociologia all’università Bicocca di Milano, lancia però dei segnali incoraggianti. «Le donne hanno il coraggio di mostrarsi così come sono nella realtà, perché sono sempre meno prigioniere dello sguardo maschile. Traggono cioè forza e identità da se stesse e non più soltanto dal riconoscimento dell’altro, cioè l’uomo. Si può fare o meno la chirurgia estetica, si può decidere di combattere o meno la cellulite, di avere dei figli o non averli, ma l’importante è farlo per sé. È questo — dice Ruspini — il vero cambiamento. È il fatto che le donne iniziano a non cercare più l’uomo come colonna portante della loro esistenza, che sta rivoluzionando i ruoli tradizionali».
E così raccontano la sorpresa della propria nudità le protagoniste del video di Simona Filippini, “Femminile, plurale”: «Il mio seno piccolo è diventato “esistente”. È visibile per quello che è. Bello. Vero». «Il mio corpo con tutti i suoi difetti adesso comincia a piacermi. Ho faticato, ho pianto, mi sono vergognata, nascosta. Adesso basta.Evviva il mio corpo»”