Don Matteo: 5 curiosità sulla serie tv
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Don Matteo: 5 curiosità sulla serie tv

21 Gennaio 2016 - di Claudia Montanari

ROMA – Don Matteo: 5 curiosità sulla serie tv. Fin dall’inizio del sua programmazione nel 2000, la serie di Don Matteo con protagonista Terence Hill ha riscosso moltissimo successo. In onda in prima serata su Rai 1, ogni episodio totalizza ascolti record e, dopotutto, non è un caso se la fiction è arrivata alla sua decima stagione. Ma pensate di conoscere proprio tutto su questa serie tv? Ecco alcuni “segreti” su Don Matteo di cui, forse, non eravate a conoscenza… alcuni siamo certi che vi sorprenderanno.

  • Don Matteo… o Don Teodoro? Noi siamo abituati ormai a conoscere terence Hill come Don Matteo, eppure all’inizio il personaggio doveva chiamarsi Don Teodoro. Non solo: la serie doveva intitolarsi “Il diavolo e l’acqua santa”. A opporsi al nome fu proprio Terence Hill… che dire, sembra proprio che il cambio di rotta abbia portato bene alla serie tv.
  • Bicicletta o… scooter? All’inizio, gli ideatori della serie tv volevano che il mezzo con cui Don Matteo si spostasse fosse una motocicletta. Alla fine, hanno optato per una scelta più green, di tendenza con le nuove necessarie svolte ambientaliste ma assolutamente controtendenza per i primi anni 2000. Eppure hanno deciso per la bicicletta e, con il senno di poi, è stata una scelta azzeccatissima.
  • Don Matteo cittadino onorario di Gubbio: Fino all’ottava stagione, la location principale di “Don Matteo” è stata Gubbio (poi si è spostata a Spoleto). Gubbio, tuttavia, è stata una cittadina di cui Terence Hill si è innamorato e che ha eletto a sua dimora italiana. Per questo, nel 2014, il Comune di Gubbio gli ha conferito il titolo di cittadino onorario.
  • Improbabili ruoli per Don Matteo: Inizialmente, la produzione aveva pensato di affidare il ruolo di Don Matteo a Lino Banfi o Giancarlo Magalli. L’impatto scenico sarebbe stato senz’altro diverso.
  • Non a tutti piace: nonostante Don Matteo abbia migliaia di fan, sembra che non piaccia proprio a tutti. Secondo il celebre critico televisivo Aldo Grasso, per esempio, il telefilm è espressione di un “buonismo efferato”.

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