Tumori e alcolici, il nesso c'è ma "qualcuno lo nasconde"

Tumori e alcolici, il nesso c’è ma “qualcuno lo nasconde”

13 Settembre 2017 - di Mari

Una durissima accusa arriva da due prestigiosi istituti di ricerca internazionali: l’industria degli alcolici starebbe cercando di nascondere o minimizzare il rischio tumori associato al consumo di bevande alcoliche, con sistemi simili a quelli adottati a suo tempo dall’industria del tabacco. Lo scrivono i ricercatori della London School of Hygiene & Tropical Medicine e del Karolinska Institutet di Stoccolma in un articolo su Drug and Alcohol Review.

I ricercatori hanno analizzato le informazioni sul cancro che apparivano su siti web e documenti di organizzazioni legate all’industria dell’alcol nel mondo raccolte tra settembre e dicembre 2016. La maggior parte, 24 su 26, ha mostrato qualche tipo di distorsione delle informazioni o di errata rappresentazione delle evidenze sperimentali sulla relazione tra alcol e tumori, soprattutto riguardo a quelli al seno e al colon retto.

L’approccio più comune, spiega l’articolo, è presentare la relazione tra alcol e tumori come altamente complessa, con il suggerimento che non ci sono evidenze chiare del legame. In altri casi si nega che ci sia la relazione, o si afferma che non ci sono rischi per un consumo ‘leggero’ o ‘moderato’, o descrivono l’alcol come un fattore di rischio tra tanti.

Le strategie, sottolineano i ricercatori, ricordano il ‘denying, distortion, distraction’ (letteralmente ‘negare, distorcere, distrarre’) già visto in altri casi. “L’evidenza scientifica è chiara – afferma Mark Petticrew, l’autore principale – bere alcol aumenta il rischio di alcuni dei tumori più comuni. La sensibilizzazione del pubblico è scarsa, e qualcuno afferma che se ci fosse una maggiore conoscenza, in particolare del rischio di tumore al seno, sarebbe una minaccia seria all’industria. La nostra analisi suggerisce che i principali produttori globali potrebbero tentare di mitigare il fenomeno disseminando cattive informazioni attraverso i loro dipartimenti sul ‘bere responsabile'”.