Resistenza agli antibiotici, 68 morti al giorno in Europa

Resistenza agli antibiotici, 68 morti al giorno in Europa

6 Marzo 2017 - di Mari

Ogni giorno in Europa 68 persone muoiono a causa di infezioni provocate da batteri diventati ormai resistenti agli antibiotici. La conferma di un timore non nuovo arriva dall’ultimo rapporto curato dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), che sottolinea come le infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici provochino almeno 25 mila decessi all’anno nell’Unione Europea.

I ricercatori hanno osservato in particolare la  resistenza agli antibiotici dei batteri di Escherichia Coli e Salmonella sia negli umani che negli animali come suini e ovini, e per la prima volta è stata osservata anche la resistenza agli antibiotici carbapenemici, seppur a livelli molto bassi, nei batteri di Escherichia coli rinvenuti in suini e carne di maiale. Un campanello d’allarme da non sottovalutare, però, in quanto i carbapenemi sono di solito l’ultima risorsa terapeutica per i pazienti infettati da batteri resistenti a più di un antibiotico disponibile.

Questa situazione riguarda da vicino l’Italia, tra i maggiori consumatori di antibiotici ad uso umano e veterinario in Europa e dove manca ancora un Piano Nazionale per il contrasto all’antibiotico resistenza. Nel nostro paese sono già tre gli antibiotici ad uso umano che hanno effetto dimezzato nelle cure. Sono l’ampicillina, (54,9%), le tetracline (50,7%) e il sulfametossazolo (49,7%). Così come è molto elevata l’antibiotico resistenza ai ceppi di Salmonella, negli animali di allevamento a partire dai suini, fino al 44% per l’ampicillina.

Sempre secondo il rapporto di EFSA e da ECDC, gli italiani hanno sviluppato “fino al 10% la resistenza per gli antimicrobici usati per curare la Salmonella ed è salita al 60% la resistenza agli antimicrobici criticamente importanti (fluorochinoloni e macrolidi) usati per combattere il Campylobacter coli”. Occorre ricordare che la campilobatteriosi è la malattia veicolata da alimenti più comunemente riferita nell’Unione europea.

K’Autorità europea per la sicurezza alimentare ricorda come sia necessario, per gli umani e anche negli animali da reddito, ridurre l’uso di antimicrobici, sostituendoli, ove possibile, e ripensando il sistema di produzione del bestiame.