Ovaio policistico, soia contro diabete e malattie cardiache

Ovaio policistico, soia contro diabete e malattie cardiache

7 Agosto 2016 - di Mari

TEHERAN – Il latte di soia può aiutare le donne con la sindrome da ovaio policistico. Questa bevanda, infatti, aiuterebbe a bilanciare gli ormoni e proteggerebbe dai problemi cardiaci e dal diabete, a cui le donne con questa sindrome sono più esposte. Merito degli estrogeni, in grado di bilanciare gli ormoni. E’ quanto sostiene uno studio condotto dalla Kashan University of Medical Sciences in Iran, secondo cui le donne che bevono latte di soia hanno anche livelli più bassi di insulina, testosterone e colesterolo, che sono fattori di rischio per le patologie cardiache e per il diabete di tipo 2.

Ma andiamo con ordine. Di che cosa si parla esattamente quando si parla di sindrome dell’ovaio policistico? Con questo termine si intende un disturbo del sistema endocrino comune tra le donne in età riproduttiva. Le donne che ne soffrono possono avere un ingrossamento delle ovaie che contengono piccoli accumuli di cisti liquide (follicoli) in ciascuna ovaia, e che possono essere rilevati da una normale ecografia.

Tra i sintomi ci possono essere periodi mestruali infrequenti o prolungati, riduzione della crescita dei capelli, acne e obesità, fino a problemi di fertilità. La causa di questa sindrome è sconosciuta. Ma la diagnosi precoce e la perdita di peso possono ridurre il rischio di complicanze a lungo termine, come, appunto, il diabete di tipo 2 e le malattie cardiache.

Secondo i ricercatori iraniani le sostanze presenti nei prodotti a base di soia, compresi il latte di soia e i germogli, possono migliorare la salute del cuore ed il metabolismo delle donne con questa sindrome.

Il merito è degli estrogeni, che aiutano il corretto equilibrio degli ormoni, contrastando gli effetti dell’ovaio policistico.

“Il nostro studio rivela che le donne con la sindrome da ovaio policistico possono trarre benefici dall’integrazione di soia nella loro alimentazione”, ha spiegato il dottor Zatollah Ansemi, autore della ricerca.