La pasta "non fa ingrassare, anzi..."

La pasta “non fa ingrassare, anzi…”

5 Luglio 2016 - di Mari

ROMA – Via libera alla pasta: non solo non fa ingrassare, ma addirittura chi la mangia abitualmente ha una linea migliore di chi ne fa a meno. E’ quanto rivela uno studio, italiano va detto, condotto presso l’IRCCS Neuromed di Pozzilli (Isernia) sfruttando i dati di due progetti di ricerca – Moli-sani e INHES (Italian Nutrition & HEalth Survey).

 

I ricercatori hanno preso in esame in tutto i dati di oltre 23mila persone. La pasta, spiega Licia Iacoviello del Neuromed, è una fonte di carboidrati (zuccheri complessi) a ‘indice glicemico’ moderato. Per indice glicemico si intende la velocità con cui l’alimento viene trasformato in zucchero semplice (glucosio) dall’organismo. Minore è la velocità, più salubre è l’alimento.

Gli esperti hanno prima analizzato i questionari alimentari dei partecipanti al progetto Moli-sani e confrontato queste informazioni con i dati relativi alle misure corporee di ciascuno – peso, altezza, indice di massa corporea (IMC – che è il rapporto tra peso e altezza moltiplicata per se stessa e si usa per misurare se una persona è sovrappeso o obesa), girovita, rapporto vita/fianchi e via dicendo. Hanno così visto che presenta una migliore ‘silhouette’ (migliore indice di massa corporea, girovita e rapporto vita/fianchi più sani) chi mangia la pasta con moderazione e di frequente, in media 50 grammi al giorno.

Questo risultato è stato poi confermato usando i dati dello studio Inhes, basato invece su diari alimentari e interviste telefoniche. La pasta viene spesso bandita dalle diete pensando che i carboidrati di cui in massima parte è fatta facciano ingrassare. Ma spesso viene sostituita da cibi come insaccati o carni rosse, col risultato di seguire un’alimentazione squilibrata che non fa bene a linea e salute.

L’ideale, sottolineano i ricercatori, è seguire le regole della dieta mediterranea senza trascurare nessuno dei suoi ingredienti di base, mangiando tutto con moderazione. La pasta andrebbe mangiata al dente (così i carboidrati di cui è composta non si ”sciolgono” in zuccheri semplici), condita con olio a crudo (i grassi rallentano l’assorbimento dei carboidrati e quindi riducono l’indice glicemico della pasta), e con un contorno di verdure.

Meglio gli spaghetti che, per la loro forma e quindi struttura dei carboidrati, hanno un indice glicemico ancora più basso. Quanto alle quantità dipende dal fabbisogno calorico personale. Va però tenuto come riferimento che la quantità di pasta consumata al dì non deve mai superare in termini di calorie il 10% delle calorie totali assunte nell’arco di una giornata.