Tablet per bambini: è giusto che lo usino già da piccoli?

Bambini, tablet e smartphone già a 2 anni: giusto o sbagliato?

29 Ottobre 2013 - di Claudia Montanari

ROMA – Piccoli, piccolissimi. Sono i tablet ma, dato più allarmante, sono anche i bambini che dei tablet fanno uso. Nell’era del 2.0 capita sempre più spesso vedere bambini, a volte anche piccolissimi, fare uso di tablet e smartphone.

Uno studio di Common Sense Media, organizzazione non-profit di San Francisco, ha rivelato dei dati allarmanti: il 38% dei bambini sotto i 2 anni d’età ha usato un dispositivo mobile per giocare, guardare video o compiere altre attività. Nel 2011 invece solo il 10% l’aveva fatto. Inoltre, quasi un bambino su cinque ha usato tablet o smartphone prima ancora di essere in grado di pronunciare una frase compiuta.

All’età di 8 anni il 72% dei bambini ha usato smartphone, tablet o dispositivi simili. È aumentato anche il tempo trascorso davanti a tablet e smartphone: nel 2013 i bambini da 0 a 8 anni passano circa 15 minuti al giorno usando un dispositivo mobile, nel 2011 erano solo 5.

Le aziende tecnologiche, sempre al passo con i tempi, hanno “captato” questa nuova tendenza e ora Samsung presenta uno di questi strumenti elettronici adatto proprio ad un pubblico “baby”. Si chiama Galaxy Tab 3 Kids, una variante del suo più celebre tablet, che riprende nelle forme e dimensione del display da 7 pollici (risoluzione 1024×600 pixel), con un telaio coloratissimo e appositamente rinforzato soprattutto sui bordi.

Un vero e proprio dispositivo elettronico a misura di bambino. Sempre più spesso vediamo bimbi  “rubare” il nostro smartphone o tablet ed utilizzato, a volte, in maniera addirittura più disinvolta.

Archiviati i classici bambolotti e orsacchiotti, ora i bambini piccolissimi sono sempre più attratti dalle apparecchiature elettroniche. Una volta c’era il “sapientino”, un gioco elettronico che negli anni ’80 piaceva tanto ai bambini. Nella sua “evoluzione”, rimaneva tuttavia un gioco “fisico” e non virtuale come risultano adesso quelli contenuti nell “app” di tablet e smartpone.

Questo nuovo fenomeno allarma non pochi genitori e specialisti, che si chiedono quanto l’uso del tablet possa nuocere alle nuove generazioni di bambini.

Giuseppe Maiolo, psicoanalista e docente di Educazione alla sessualità all’Università di Bolzano, scrive su vallesabbianews.it:

“Gli strumenti multimediali fanno ormai parte del nostro mondo ed è impossibile ignorarli. Ma anche inutile temerli. Bisogna conoscerli e saperli usare per educare i minori ad un uso corretto. Perché i rischi stanno nel come si utilizzano.  

Ci sono scuole dell’infanzia che si sono già attrezzate e stanno integrando le nuove tecnologie con i giocattoli tradizionali. Monitor TV, PC, cornici elettroniche, iPad, iPod e altri strumenti si aggiungono a paletta e secchiello. Così i bambini della generazione  digitale, che non hanno difficoltà a familiarizzare con gli strumenti elettronici, li usano per giocare ma nel contempo per imparare i nuovi linguaggi“.
Lo specialista sottolinea il fatto che demonizzare queste nuove apparecchiature non serva a molto:
“Forse è anche controproducente. Serve piuttosto sapere come integrarli nella realtà e educare i piccoli ad un uso adeguato. Ed è assolutamente importante ricordare che i minori vanno accompagnati e sostenuti nella scoperta di queste nuove tecnologie”.
Gli adulti svolgono un ruolo fondamentale nel rapporto tra bambini e tablet:
“L’assenza dell’adulto, la sua distanza sia fisica sia culturale è pericolosa. La mancanza di attenzione al modo con cui bambini e adolescenti fanno uso di telefonino e internet, di tablet e facebook è fonte di rischio per loro. Se si abituano a coltivare la curiosità da soli, tenderanno sempre di più a isolarsi e a non comunicare. Spinti dalla curiosità che è il motore della loro crescita, possono finire per imbattersi in immagini, siti o persone poco affidabili e pericolosi.
Se non li abbiamo abituati a confrontarsi con noi e non li abbiamo sollecitati a chiedersi come mai si trovano cose del genere in rete finiranno per pensare che di certe cose non si parla con  gli adulti e per credere che tutte le risposte si trovino sempre e solo in rete”.