Groupies, non chiamatele "puttane": erano molto di più.

Groupies, non chiamatele prostitute: erano molto di più

17 Novembre 2015 - di Silvia_Di_Pasquale

ROMA – Groupies, non chiamatele prostitute: erano molto di più. Negli anni Sessanta accompagnavano le rockstar in gran parte delle loro tournée, assecondandone con entusiasmo la vita sregolata, che poteva comprendere anche il sesso senza amore. Questo è il motivo per cui spesso ci si riferisce a loro come semplici “star-fuckers”, donne a disposizione del musicista di turno, bisognoso di sfogare le sue pulsioni. Un quadro semplicistico e poco dignitoso, che rischia di essere persino antistorico. “Eravamo muse”, spiega Pamela Des Barres, 67 anni, meglio nota come la “regina delle groupies”. Tra i suoi amanti ebbe niente meno che Mick Jagger, Jimmy Page, Keith Moon e Chris Hillman. Fu inoltre grande amica di Frank Zappa, al punto da fare da baby sitter ai suoi figli.

Di fatto, arrivare al fianco dei mostri sacri della musica non era semplice. Le groupies si ponevano un obiettivo e si impegnavano a raggiungerlo. Per fare questo dovevano conoscere la musica, non bastava infatti essere belle e accattivanti. Avevano stile e carattere. Erano capaci di influenzare le rockstar che con loro si confrontavano, non solo sotto le lenzuola. “Non era una questione di letto, eravamo parte di una forza creativa. Capivamo e apprezzavamo la loro musica, per questo ci volevano in giro con loro”, specifica Des Barres, secondo quanto riportato dal Guardian.

L’origine del termine groupi non è chiaro. Probabilmente si è diffuso in ambito giornalistico, in riferimento alle donne che ronzavano intorno al “group” (gruppo). Un’espressione intrisa di sessismo, che etichettava queste giovani ragazze più come proprietà di un artista che come compagne, amiche o confidenti. Pam è convinta che la parola sia stata creata da qualcuno geloso della loro fama. Detto in altre parole: tutti avrebbero voluto sapere cosa facevano concretamente con le rockstar dietro le quinte. Ci andavano solo a letto? Poi ancora: come si comportavano con loro le celebrities una volta scese dal palco? Fantasticare sulla vita privata di Jagger era tutt’altro che raro e le groupies arrivavano dove una fan qualunque non poteva arrivare.

Baron Wolman, ex fotografo del Rolling Stone, nella sua carriera ha immortalato artisti del calibro di Janis Joplin, the Who, Jimi Hendrix, Joan Baez, Iggy Pop, Pink Floyd, Bob Dylan e Jim Morrison. Di Groupies ne ha conosciute molte durante la sua lunga carriera. “Le vedevo nel backstage e avevano una loro unicità”, afferma Baron, spiegando come queste fossero a loro modo parte di un’élite, perché “c’era una gerarchia” e loro erano al vertice. Poi ancora:

“Mi sono affezionato a ognuna delle donne che ho fotografato: ho imparato a conoscere le loro vite, le loro aspirazioni. Non ho fatto colpo su nessuna di loro. Volevo solo condividere quello che stavano facendo nel mondo”.

Tra le più famose groupies, oltre a Des Barres, c’erano Judy Wong, Karen Seltenrich, le Gemelle Sanchez, la famosa Lacy (“Mi sono subito innamorato di lei”, ha detto Wolman). Poi c’era Trixie Merkin, una bassista, che si oppose a chi la chiamava tale: “Non sono una groupi, ma una musicista”, queste le sue parole. A tutte loro è dedicato un nuovo libro, “Groupies and Other Electric Ladies”, che contiene loro foto scattate da Baron Wolman all’epoca. Una pubblicazione quasi dovuta per queste gheishe del rock, che hanno contribuito a loro modo a rendere quell’epoca musicale così iconica e forse insuperata. Difficile anche trovare delle valide eredi delle Electric Ladies, che si divertivano a stuzzicare un pubblico che iniziava ad assaporare il brivido della trasgressione, senza tuttavia perdere mai lo stile naïf e sbarazzino. “Le nuove groupies non godono di grande stima…Ci saranno anche donne che inseguono sempre le celebrità, tutto è diventato più crudo: hanno solo un obiettivo e quello vogliono raggiungere”, commenta Wolman.