sfilata Emporio Armani 2013

Crisi si, ma non per il lusso Made in Italy: nel 2011 crescita del 10%

3 Gennaio 2013 - di Claudia Montanari

ROMA – La crisi c’è e si vede, eppure la moda e il lusso Made in Italy sembrano reagire bene e, nonostante tutto, continuano a crescere.

È stato di circa il 10% il tasso di crescita riscontrato dai maggiori gruppi di moda italiani nel 2011, con un fatturato totale di circa 200 milardi di euro. Le vendite nell’abbigliamento sono aumentate dell’8%, mentre quelle dell’hard luxury (gioielli e orologi) sono balzate del 18%.

Sono questi i risultati registrati da Mediobanca e illustrati nel sui “Annuario R&S” dedicato al Made in Italy. La banca d’affari ha raccolto e analizzato i dati del 2011 di 10 fra i maggiori gruppi della moda italiani (Benetton, Dolce & Gabbana, Ermenegildo Zegna, Salvatore Ferragamo, Giorgio Armani, Max Mara, Miroglio, OTB (di Renzo Rosso), Prada, Tod’s), con la notevole assenza del gruppo Gucci, di cui non è disponibile un bilancio consolidato in quanto parte del gruppo francese PPR.

Questi dieci marchi nel 2011 hanno lavorato soprattutto lungo tre direttrici: il loro rafforzamento attraverso soprattutto una comunicazione commerciale efficace, l’arricchimento della gamma e della qualità, il rinnovo e il potenziamento della rete di negozi.

In particolare “il ritorno di un corretto posizionamento attraverso punti di vendita diretti è percepito come una leva competitiva essenziale”, sottolinea Mediobanca nel suo rapporto. Inoltre i consumatori agiati dei nuovi mercati di Asia, ex Unione Sovietica e Sud America rimangono la principale locomotiva della crescita per il settore della moda.

Sui dieci gruppi, cinque (Zegna, Ferragamo, Prada, Tod’s e Armani) si distinguono con incrementi a doppia cifra sia del margine sia del fatturato. Segnano invece flessioni Dolce & Gabbana e Benetton, mentre Miroglio ha riportato nel 2011 delle perdite nette e un margine operativo negativo. Mediobanca prevede comunque una crescita anche per gli anni a venire, con tassi medi annui attorno al 7% e con aspettative particolarmente positive per il segmento hard luxury.

 

Fonte: FashionMag