Stoccafisso e tanto cacciucco, le ricette di casa Garibaldi

10 Marzo 2013 - di admin

ROMA – Giuseppe Garibaldi, un condottiero dal palato grossolano, anche se i suoi gusti avevano un che di internazionale. Il generale che fece l’Italia amava lo stoccafisso, ma anche il cacciucco alla francese e la tagliata alla brasiliana. Ingredienti, quantità e preparazioni sono minutamente appuntati in un quadernino che dalle mani della figlia dell’Eroe dei due mondi, Clelia, è approdato per caso in quelle di un avvocato livornese, Sergio Gristina. Là ci sono i piatti che venivano cucinati in casa Garibaldi.

La copertina è marrone, con la scritta “Ricette di cucina”. E nelle pagine ci sono un centinaio di ricette, divise in portate (dagli antipasti ai dessert): per cucinare due chili di stoccafisso servono una grossa cipolla, mezzo chilo di pomodori maturi, mezzo etto di acciughe salate senza lisca e ben lavate, prezzemolo e aglio tritato in abbondanza, olive in salamoia e olio sale e pepe quanto basta. Una decina di anni fa, il ricettario uscì pure in libreria.

“Ora c’è un’infinità di libri di cucina, ma prima no – ha  spiegato al Corriere della Sera Gristina, 67 anni, delegato livornese dell’Accademia italiana della cucina – Così a casa Garibaldi scrivevano i piatti cucinati ogni giorno. Garibaldi non mangiava tanto, ma certo con sapori forti. L’impostazione culinaria era quella della cucina genovese, sarda e nizzarda”.

Oltre all’amato stoccafisso gli altri piatti per i quali il condottiero dei Mille andava matto erano la Bouillabaisse (un cacciucco alla francese), il minestrone alla genovese con il pesto e la pissaladiere (una sorta di focaccia), ma anche il ciurasco, cioè la tagliata di carne che Garibaldi imparò a conoscere in Brasile. Fu Clelia Gonella (pronipote di Francesca Armosino, moglie di Garibaldi) a regalare a Gristina il ricettario ereditato dopo la morte di un’altra Clelia, figlia del patriota.

Le due donne si erano incontrate nel 1931 a Livorno, a Villa Francesca, la residenza di Ardenza che Francesca Armosino aveva comprato quando il suo secondogenito, Manlio, iniziò a frequentare l’Accademia Navale. E Clelia Gonella era diventata la dama di compagnia di Clelia Garibaldi. “Ho conosciuto Clelia Gonella nel 1998 – racconta Gristina – Parlando con lei ci si sentiva immersi nell’atmosfera di casa Garibaldi”. Fu allora che Clelia Gonella mise a disposizione il quadernetto dei piatti di Garibaldi per pubblicare il libro. “Garibaldi andava matto per lo stoccafisso – conclude Gristina – ma vista la frequentazione con Livorno, credo che abbia mangiato anche tanto cacciucco”.