Mangasia :Wonderlands of Asian Comics – (FOTO)

7 Ottobre 2017 - di Claudia Montanari

Scostumista– Ha inaugurato ieri al Palazzo delle Esposizioni a Roma “Mangasia:Wonderlands of Asian Comics”. La mostra presenta oltre 300 opere tra autori di fumetti, film di animazione e artisti, attraverso un’ampia selezione di tavole originali, volumi di fumetti asiatici, sceneggiature, schizzi e  layout delle pagine finite, ma anche video e opere d’arte ispirate ai manga, dando inoltre spazio ai precursori del fumetto individuati nelle tradizioni asiatiche delle arti visive narrative.  Il manga è un genere di fumetto che ha avuto origine in Giappone alla fine del XVIII secolo e da lì si è diffuso in tutta l’Asia e nel resto del mondo. Il termine “Manga” letteralmente significa”immagini derisorie”, le caratteristiche sono: i  tratti spesso infantili, come gli occhi molto grandi, la narrazione basata sui dialoghi contenuti in balloon variabili, che vanno dal molto piccolo al molto grande, differenza che può essere data dal volume che ha il dialogo in quel momento, piuttosto che dall’importanza che ha lo stesso nella scena. Dietro ogni storia c’è un narratore. Il mangaka che è l’autore e disegnatore del manga. “Mangasia:Wonderlands of Asian Comics”, copre due secoli di storia del fumetto, dalle prime forme di narrazione per immagini, rintracciabili nei libri illustrati indiani e nelle stampe ukiyo-e giapponesi, fino ai fumetti digitali di ultima generazione, i popolarissimi webtoon per smartphone realizzati in Corea del Sud. Dai lianhuanhua cinesi ai manhwa coreani, passando per i cergam indonesiani e i komiks filippini, ogni paese asiatico ha sviluppato una propria cultura del fumetto attingendo alle tradizioni nazionali e rielaborando le influenze straniere. I manga vengono classificati in vari generi che si sono sviluppati nel succedersi degli anni: i manga del dopoguerra, gli “akahon” o “libri rossi” erano principalmente rivolti ai lettori più giovani; nel Giappone degli anni ’50 i “gekiga” erano manga drammatici influenzati dai film noir rivolti ad un pubblico più adulto; l’ascesa dei “gekiga ha portato negli anni ’70 all’esplosione dei fumetti “seinen” opere rivolte ad un pubblico maschile maggiorenne che trattano tematiche complesse, il più delle volte molto serie e particolarmente sviluppate sul piano psicologico, con uno stile grafico spesso ricercato; negli anni ’80 i manga “josei” sono invece rivolti alle adolescenti e alle ragazze, mentre i “redikomi” o “lady comics” alle donne adulte;  ci sono poi  i manga “Hentai” a carattere pornografico che derivano dall’ arte “shunga”, ovvero dalle stampe erotiche giapponesi; negli anni ’60 nacquero gli “yuri”  termine che letteralmente significa “giglio” dove si  descrivono relazioni omosessuali tra donne. I fumetti hanno trovato collocazione anche nel mondo dell’arte asiatica, in particolare attraverso la diffusione della Pop Art a partire dagli anni ’50 e i movimenti successivi, come il postmoderno Superflat giapponese. Non esiste più un confine netto tra artista e fumettista. I fumetti asiatici interagiscono e si influenzano con tutti gli altri media, sono stati fin dall’inizio fonte di immagini e storie da adattare al cinema di animazione, alle anime appunto, fino ai videogiochi. Uno dei primi approcci all’arte visiva probabilmente si ha da bambini proprio attraverso i fumetti e i cartoni animati. E di arte sublime si tratta se si pensa al malinconico fuorilegge, idealista, pirata spaziale ribellatosi contro il governo della Terra e l’apatia generale dell’umanità, ovvero Capitan Harlock. Al grande artista  Leiji Matsumoto si devono i manga filosofico-fantascientifici quali Capitan Harlock, Corazzata Spaziale Yamato e Galaxy Express 999, trasposti in anime indimenticabili che hanno segnato generazioni di adolescenti.  Osamu Tezuka (1928-1989), il creatore di fumetti più prolifico del Giappone (nonché “Dio del manga”), ha osservato: “Il fumetto parla un linguaggio internazionale e può attraversare confini e generazioni. I fumetti sono un ponte tra tutte le culture”.   di Annapaola Brancia d’Apricena