Marion Cotillard protagonista di 'Mal di pietre', tratto dal romanzo di Milena Agus

Marion Cotillard protagonista di ‘Mal di pietre’, tratto dal romanzo di Milena Agus

12 Aprile 2017 - di Silvia_Di_Pasquale

ROMA – Marion Cotillard protagonista di ‘Mal di pietre’, tratto dal romanzo di Milena Agus e firmato da Nicole Garcia. Gabrielle (Marion Cotillard) è una donna inquieta, presa da grandi passioni anche erotiche. Per la piccola comunità agricola vicino Lione dove è cresciuta, è uno scandalo. E’ un po’ matta. In un’epoca, gli anni ’50, in cui le ragazze sono destinate al matrimonio, lei è diversa.  firmato da Nicole Garcia. Già passato a Cannes in concorso, la pellicola arriva in sala da giovedì 13 aprile con la Good Films in 70 copie.

“Ora si parla d’amore in tutte le salse sui social e sui magazine. Nel libro questo amore è qualcosa di piu’ concreto – spiega la regista -, la protagonista lo chiede addirittura a Dio. Ha un aspetto sessuale e anche sacro, mistico. Non ci sono però nessi con la Bovary che, rispetto a Gabrielle, è più malinconica, urbana, meno contadina”.

“Il destino di questa donna incarna per me la forma dell’immaginario, la potenza creatrice di cui noi tutti siamo capaci quando abbiamo grandi aspirazioni e i nostri sentimenti ci conducono all’estremità di noi stessi – dice ancora la Garcia -. Qualche cosa nella follia delle donne mi attira, in quanto portano in loro stesse quella fragilità, quel continuo tentennare fino al rischio di una catastrofe”. Sulla trasposizione dal libro al cinema, spiega invece la Agus: “la cosa che mi è mancata di più è la Sardegna. Manca così tutta la spiritosaggine dei cagliaritani e la tragicità che c’è al contrario all’interno dell’isola. Questa nonna francese la amo però molto e mi ricorda l’Orlando Furioso, il suo mal d’amore folle per qualcosa che non esiste”.

E ancora la scrittrice sarda: “anche negli amori virtuali c’è spesso la stessa follia, sono spesso amori che non esistono. In fondo non è da pazzi desiderare un amore folle. Ma spesso questo ci porta a non riuscire più a vedere quello che ci è vicino, le persone vere. Viviamo come in un altro luogo”.