Lino Guanciale, chi è l'attore di "Non dirlo al mio capo"

Lino Guanciale, chi è l’attore di “Non dirlo al mio capo”

5 Maggio 2016 - di Silvia_Di_Pasquale

Lino Guanciale, chi è l’attore che ha il ruolo di Enrico Vinci nella serie “Non dirlo al mio capo”, legal comedy di Giulio Manfredonia in onda su Rai1 per sei prime serate dal 28 aprile. Lino recita nei panni di Enrico, avvocato e capo di Lisa, uomo apparentemente insensibile e allergico ai legami familiari. Giorgia Surina, che interpreta una ‘super’ donna in carriera, Marta; Chiara Francini nel ruolo di Perla, vicina di casa sui generis della protagonista, a metà tra Sex & the City e la regina di Biancaneve.

Lino Guanciale, 36 anni, è nato il 21 maggio 1979, ad Avezzano, in Abruzzo. Si è diplomato al liceo scientifico per poi frequentare la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università La Sapienza di Roma. Dopo alcuni trascorsi rugbistici (selezione Nazionale under 16 e under 19) si è icritto all’Accademia nazionale d’arte drammatica Silvio D’Amico di Roma, dove si è diplomato nel 2003 e ha ottenuto il Premio Gassman. E stato nel cast di Che Dio ci aiuti, trasmesso su Rai 1 e nel 2015 era tra i protagonisti di La dama velata, trasmesso su Rai 1, interpretando il ruolo del Conte Guido Fossà. Nel 2015 ha vinto il Premio Flaiano come attore rivelazione dell’anno. Nel 2016 è tra i protagonisti non solo della fiction Non dirlo al mio capo, ma anche nella serie tv Il sistema, dove interpreta il ruolo di Michele Grandi. Ha vinto il Premio Civiltà dei Marsi per la sezione Teatro e Fiction TV.

Nel corso di un’intervista con Grazia, Lino Guanciale ha spiegato di sentirsi tutt’altro che un Casanova, pur essendo bellissimo.

“Non c’è niente di più lontano da me. Io al maschio alfa, più dominatore, preferisco il maschio beta, che è anche molto più furbo: lui, per sedurre, applica strategie che fanno leva sulla sensibilità femminile e sull’istinto materno delle donne (…) Dallo sport ho imparato disciplina, metodo e gioco di quadra. Osservando mio padre con i suoi pazienti, ho capito quanto sia importante avere un rapporto alla pari con i miei allievi (…) La testardaggine mi sostiene e mi aiuta a perseguire gli obiettivi. Ed è anche una forma di coerenza: chi mi frequenta,
sa come sono e come reagisco. E, forse, questo è il mio peggior difetto”. Foto Ansa.