Charlotte Casiraghi e Brie Larson: look Gucci a confronto FOTO

29 Febbraio 2016 - di Silvia_Di_Pasquale

Charlotte Casiraghi e Brie Larson: look Gucci a confronto. La prima, 29 anni, è la figlia secondogenita della principessa Carolina di Monaco e di Stefano Casiraghi. La seconda, 26 anni, ha vinto l’oscar 2016 come miglior attrice protagonista per il film “Room”. Per l’occasione ha indossato un lungo abito blu firmato dal marchio di moda che fa parte della Gucci Group, divisione della società francese Kering. Invece Charlotte Casiraghi è un’habituée di Gucci, essendo stata anche testimonial del brand. Non a caso nel 2006 è stata inserita da Vanity Fair nella lista internazionale delle donne più eleganti del pianeta, mentre nel 2008 è stata classificata al 5º posto dalla rivista Forbes nella graduatoria dei “20 Hottest Young Royals” (“I 20 eredi reali più appetibili”), prima della classifica che non appartenga alla famiglia reale inglese

Per quel che riguarda la vincitrice del Premio Oscar, sul sito dell’Ansa si legge che:

“La califoniana Brianne Sidonie Desaulniers in arte Larson, pur avendo solo 26 anni, arriva alla sua prima candidatura all’Oscar già con una lunga carriera fra cinema e tv. Ha infatti cominciato a recitare da bambina, in telefilm come Il tocco di un angelo. Ed è il piccolo schermo a regalarle i primi ruoli di rilievo, in serie cult come The United States of Tara, con Toni Collette, e Community. Al cinema è diventa una delle interpreti preferite dagli autori indie, come Noah Baumbach (Lo stravagante mondo di Greenberg) e Joseph Gordon-Levitt (Don Jon). Antidiva, ironica, riservata, in Room di Lenny Abrahamson tratto dal romanzo di Emma Donaghue, regala una straordinaria prova nei panni di Joy, rapita da adolescente, segregata e violentata regolarmente dall’uomo che la tiene prigioniera da anni, e che l’ha resa madre. ”Non accetto i ruoli alla leggera – ha spiegato all’Independent – Sono interessata a imparare di più su di me e sull’umanità. Così da essere una persona diversa per quando il film è finito”.