Sigmar Gabriel, il ministro tedesco che ha detto alla Merkel: "Oggi sto con i miei bambini"

Sigmar Gabriel, ministro tedesco: “Merkel oggi sto con i bambini”. Demagogia?

7 Gennaio 2014 - di emmebenedetto

BERLINO – Andrea Tarquini, eccellente corrispondente da Berlino di Repubblica, si è entusiasmato di una mossa del vice cancelliere tedesco Sigmar Gabriel, vicecancelliere, ministro dell’Economia e leader della Spd, il partito social democratico.

L’iniziativa di Sigmar Gabriel puzza parecchio di demagogia, e  Tarquini, sospettoso, dà voce ai molti dubbiosi: sono di quelle mosse che piacciono, meno lavoro e più bambini. Ricorda un po’ il rifiuto della corsa dei topi in voga in America una volta.

Anche la foto, che Repubblica riproduce, che è stata diffusa dalla agenzia di stampa tedesca Dpa e che si può vedere a questo link senza quelle stupide pecette sulla faccia dei bambini, forse lodevoli quando qualcuno la inventò un po’ d’anni fa ma oggi solo ridicole, insospettisce. Sigmar Gabriel, tutto lustro e stirato in giacca e cravatta sgargiante, è accovacciato vicino ai bambini. Lui sembra lì solo per il fotografo e i bambini sembrano non vedere l’ora che papà si tolga di torno e tutto finisca per tornare a giocare.

Ovviamente la notizia è stata accolta con entusiasmo dal quella parte di lettori di Repubblica che si entusiasmano di queste cose e si esaltano per i diritti. Nessuno pensa che in Germania, accanto ai diritti, ci sono anche i doveri, di cui purtroppo in Italia nessuno parla più.

C’è anche chi ha scritto parole di buon senso, come questo lettore:

“Sono padre di quattro figli e leggo tante stupidaggini. Tutti i padri vorrebbero passare più tempo con i figli, la differenza la fa chi se lo può permettere e chi no (ad esempio chi è costretto a timbrare un cartellino o deve assicurare la propria presenza in un processo industriale o un servizio). La pubblicità su questo caso non aggiunge nulla alla mia esperienza di padre e poi per me la differenza nel rapporto genitori figli sta nella qualità non nella quantità. Molto meglio come Italiani avviare un processo di modernizzazione della società su questi temi, prendendo spunto anche dai tedeschi. Il caso in sé non fa testo”.

Fa tenerezza invece il lettore/lettrice che si firma in mezzo inglese “Aquila della notte” che c’è rimasto/a male perché Beppe Grillo ha attaccato la deputata italiana Titti Di Salvo di SEL, la quale

“durante la discussione sulla legge di stabilità il 22-12-2013 ha fatto, con molto garbo e cortesia, la richiesta “di poter avere un calendario dei lavori d’Aula certo per dare a tutti la possibilità di organizzare la cura delle persone che abbiamo intorno”.

Beppe Grillo, dando voce alla irritazione che un cittadino dovrebbe provare di fonte a richieste del genere da parte di ultra privilegiati, ha attaccato Titti Di Salvo

“come scansafatiche”.

(Poi ci ha messo del suo e pare la abbia anche minacciata, “da qui l’intento della Di Salvo di querelarlo per le diffamazione e per le minacce”).

La cronaca del pur sospettoso Andrea Tarquini sembra scritta per compiacere il partito dei diritti:

“Successo e potere non bastano: un uomo è realizzato se sa anche essere davvero un padre presente, e trovare tempo per i figli. Magari a spese del tempo del lavoro. È la parola d’ordine del movimento trasversale dei maschi consapevoli, tendenza in crescita nella Germania della grande Coalizione. Lo ha lanciato nientemeno che il vicecancelliere, superministro dell’Economia e leader della Spd, Sigmar Gabriel. Die Neue Vaeter, i nuovi padri: il movimento fa proseliti in corsa, 91 papà di Germania su cento lo appoggiano.

Il suo simbolo è Marie, una tenera bimba di due anni. Figlia appunto del vicecancelliere e della sua seconda moglie, la dentista di Magdeburgo Anke Stadler. “Anke ha bisogno di tempo per il suo lavoro, dunque è giusto che io dia una mano”.

Con quello che i due guadagneranno potrebbero anche pagarsi una baby sitter. Magari ne hanno due, ma così fa più politicamente corretto.

Tarquini giustamente si chiede:

“Come conciliare i ruoli di papà e di numero due del governo della prima potenza europea? Se necessario, Sigmar Gabriel si farà sostituire. Oppure, giocando con Marie tra altalene, scivoli e castelli di sabbia dell’asilo-nido, sarà in contatto con la cancelliera con lo smartphone, o esprimerà le sue scelte con sms o cinguettando su Twitter”.

“Avere abbastanza tempo per i figli, e per aiutare la partner, è imperativo, così come è consigliabile andare a fare la spesa… altrimenti noi politici rischiamo di estraniarci dalla realtà, di perdere contatto e conoscenza del mondo reale in cui vivono i cittadini che ci eleggono”.

Avverte Andrea Tarquini:

“Certo, obiettano scettici e maligni: quella del vicecancelliere che un giorno alla settimana lascia vuota la sedia al vertice per giocare con Marie accovacciato in grisaglia nella sabbia del Kindergarten è anche un’ottima trovata d’immagine e di pr. E altrettanto certo, nota malizioso Spiegel online, è che tante volte al Kindergarten e poi a casa papà Sigmar sarà sì accanto a Marie o passeggerà tenendola per mano, ma con l’altra mano terrà sempre lo smartphone all’orecchio per contatti continui con Merkel, e chi sa quante volte Marie gli dirà “ma insomma, quand’è che infine giochiamo?”.

A suo onore Gabriel ha un precedente:

“Non è la prima volta che il compagno Gabriel antepone la famiglia alla leadership politica. Nel 2012, dopo la nascita di Marie, prese tre mesi di congedo parentale, e solo online, con lo smartphone e Twitter, fu dirigente del più antico partito di sinistra del mondo. Scusate se è poco”.

 

 

 

Sono passati, nella moderna società tedesca, i tempi in cui i padri che dedicavano più tempo della media ai figli venivano derisi con disprezzo arrogante dai conservatori come “volontari dei pannolini”. Già 27 papà su cento nel paese hanno preso il congedo parentale per occuparsi dei bimbi, tendenza in aumento. E in dieci anni è raddoppiato (dal 10 al 20 per cento) il numero dei padri che hanno chiesto un orario di lavoro part-time in nome della prole. Per le piccole aziende è un problema, i big del made in Germany come Lufthansa invece appoggiano il trend: “Un padre vicino ai figli ha una sensibilità che serve anche a noi come azienda”, afferma Bettina Volkens, capo del personale nella compagnia.

 

 

 

Gabriel non è il solo qui nell’establishment ad aver scelto i figli. Gli fa compagnia illustre Joerg Asmussen, fino a poco fa secondo tedesco al vertice della Banca centrale europea. Adorava quel lavoro, e il gusto di schierarsi con Draghi contro il compatriota falco Jens Weidmann, presidente della Bundesbank. “Ma due figlie di sei e cinque anni contano di più, quindi sono divenuto sottosegretario al Lavoro per stare a Berlino accanto a loro, non più a Francoforte, e mi è indifferente se mi si giudichi un modello o uno scemo”, afferma. Pazienza se “Supermario” si è dispiaciuto di perderlo.

 

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