Parto naturale dopo un cesareo: VBAC, la tecnica che conquista le donne

Parto naturale dopo un cesareo: VBAC, la tecnica che conquista le donne

9 Luglio 2015 - di Claudia Montanari

ROMA – Si chiama VBAC, vaginal birth after cesarean, che in italiano vuol dire letteralmente “parto naturale dopo un cesareo” ed è la nuova tendenza che si sta facendo largo tra le donne, sempre più convinte di voler essere protagoniste al 100%  della nascita dei propri figli. Dopotutto l’Italia, si legge su Repubblica, è il paese europeo in cui più di tutti si fa uso del parto cesareo (un bambino su tre viene al mondo con questa tecnica) ma le mamme italiane riscoprono il valore del parto spontaneo e si fanno sempre più numerose le strutture che fanno tentare alle proprie pazienti il travaglio: 7 donne su 10, in media, tra quelle che hanno subito un cesareo, riescono ad arrivare fino in fondo e provano la soddisfazione di stringere subito il figlio tra le braccia. Le altre ripetono l’intervento chirurgico. Cristina Salvagni scrive su Repubblica:

“«Non è vero che cesareo chiama cesareo » spiega Elisa Vallinotto, 35 anni, biologa di Torino e madre di due bambini di 3 anni e tre mesi di età, nati il primo con il taglio e l’altro con un parto naturale. «Io per esempio mai avrei voluto il primo cesareo, che mi è stato fatto dopo dodici ore di travaglio, a causa di un’assistenza inadeguata. Figuriamoci ripeterlo». Elisa è tra le volontarie del sito vbac.it che dà informazioni e supporto a chi non vuole affrontare un nuovo intervento chirurgico se non per validissimi motivi medici. «Per fortuna internet apre questa possibilità a chi neanche sapeva di poterlo fare: tante donne hanno il rimpianto di non essere state protagoniste del parto, vogliono riscattarsi con i secondi o terzi figli e sono molto motivate. Si informano, parlano con i primari e grazie alla loro richiesta gli ospedali si stanno aggiornando: certo, è una procedura ancora di nicchia e con differenze regionali enormi. In Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna il parto naturale dopo il cesareo è diffusissimo. In Campania o Sicilia le strutture disponibili si contano sulle dita di una mano»”.

Carlo Piscicelli, primario di ostetricia e ginecologia del Cristo Re di Roma, il primo ospedale della capitale ad avere adottato un protocollo ufficiale per il Vbac, ha spiegato qando e come si decide di provare a far fare un parto vaginale ad una donna che ha già praticato un cesareo:

“Si valutano con attenzione le cause che hanno portato al primo cesareo: una posizione podalica o una alterazione del battito fetale non è detto che si ripetano. Mentre la difficoltà del bambino a passare potrebbe ripetersi. Ma in realtà molti tagli cesarei per distocia vengono fatti troppo presto, a due centimetri di dilatazione, senza che ci sia una reale sproporzione tra il bimbo e il bacino”.

Il primario di ostetricia Alessandro Caruso del Policlinico Gemelli, che ha dato il via alla tecnica VBAC otto mesi fa e da allora ha registrato un’impennata di richieste, spiega:

«Da quando l’abbiamo pubblicizzato sul sito c’è stata una forte domanda di mamme che hanno vissuto il primo cesareo come una violenza. Si va riscoprendo la naturalità della nascita, dopo gli ultimi quindici anni in cui in Italia c’è stato un eccessivo ricorso alla chirurgia: si riteneva che fosse il modo più sicuro per partorire, ma non è così perché si tratta pur sempre di un’operazione che può provocare difetti respiratori minori nei neonati e rischi per la donna».