Monica Leofreddi

Monica Leofreddi, lo stalker a processo: “Era un incubo”

27 Giugno 2013 - di Claudia Montanari

ROMA – Il processo per stalking a Monica Leofreddi si è aperto a Roma ed è stato subito rinviato a Gennaio. Sul banco degli imputati, Goffredo Imperiali di Francavilla, 50 anni, che è accusato di essere lo stalker che da tempo perseguita la conduttrice tv Monica Leofreddi.

Secondo l’accusa l’uomo avrebbe perseguitato per due anni la conduttrice televisiva Monica Leofreddi, seguendola ovunque, spacciandosi per il suo commercialista, chiedendo informazioni sui dati bancari della donna ed informazioni a commercianti ed abitanti del quartiere in cui risiede.

Intervistata dalla giornalista Silvia Fumarola per Repubblica, Monica Leofreddi ha ripercorso le tappe della drammatica esperienza che ha reso la sua vita “un incubo”.

“Sto vivendo un incubo, il peggiore degli incubi, come sanno le vittime. Ho dovuto stravolgere la mia vita. Nonostante l’indirizzo della mia casa non risulti, ho paura che mi possa rintracciare, temo anche per i miei figli. L’uomo, che non è stato raggiunto da alcun provvedimento restrittivo, in passato si era informato anche dal portiere del palazzo in cui abitavo per conoscere i miei spostamenti” racconta alla giornalista Monica Leofreddi, che aggiunge: “All’improvviso non ti senti più sicura nemmeno quando vai a prendere tuo figlio a scuola. La paura ti paralizza, ti condiziona la vita. Oggi ho un briciolo in più di fiducia, ma se penso che per la mia prima querela era stata proposta una richiesta di archiviazione… Poi, per fortuna, siamo arrivati al processo. La prossima udienza sarà il 17 gennaio, sarò ascoltata dal pm insieme a mia madre”.

[LEGGI ANCHE: Stalking: pensate di subirlo? Ecco come difendersi ]

Monica Leofreddi spiega poi di non riuscire bene a comprendere cosa voglia da lei il presunto stalker: “Non so davvero cosa voglia, non so cosa io gli abbia potuto scatenare: credo che provi un misto di attrazione e voglia di protezione. Ultimamente ha cominciato a consegnare ai carabinieri della mia zona una serie di documenti nei quali riconosce le responsabilità di quanto sta facendo. Le sue azioni, secondo lui, puntano a proteggermi dalla gelosia della moglie”.

Racconta poi le sue emozioni e le sue insicurezze: “Vivo nella paura. Come tutte le cose imperscrutabili, non sono riuscita a capire le sue azioni, mi sento sempre disorientata perché non so mai cosa mi devo aspettare. Non ha l’obbligo di domicilio, può seguirmi ovunque “.

Silvia Fumarola chiede poi alla conduttrice tv come si sia manifestata quest’attenzione ossessiva nei suoi confronti: “Con pedinamenti, lettere e tentativi continui di insinuarsi nella mia vita e in quella dei miei cari. Ho cambiato casa tre volte per colpa sua e non mi sento più sicura. Ha fatto cose incredibili”. Per esempio, continua Monica Leofreddi, “spacciandosi per il mio commercialista, si è presentato nel giardino di casa di mia madre, è andato in banca per acquisire alcuni miei dati personali, ha scritto lettere di diffida alla Rai ordinando che mi facessero lavorare di più. Ha chiesto informazioni ai negozianti del quartiere. Ma la cosa più grave è che ha depositato un’istanza al Tribunale dei minori per riconoscere la paternità del mio bambino. Sono stata convocata in procura perché richiedeva l’affidamento di mio figlio”
La conduttrice ha immediatamente denunciato il fatto: “Devo ringraziare i carabinieri di zona che mi sono stati molto vicini, ma sinceramente speravo che la magistratura adottasse da subito qualche provvedimento nei confronti di quest’uomo che è convinto di aver avuto con me una relazione. Chi denuncia dovrebbe essere tutelato con strumenti più efficaci”.
Infine, Monica Leofreddi si sente di dare un consiglio alle donne vittime di stalking: “Di denunciare immediatamente chi ti perseguita. Ma non basta. È necessario creare anche strumenti di tutela più efficaci per dare alle donne la forza di affrontare questo incubo. Ci devono proteggere appena parte la prima denuncia: è successo, purtroppo, anche nei casi degli ultimi femminicidi, che le donne avessero denunciato più volte. Io dico: meglio sbagliare prendendo un provvedimento che rischiare una vita”. 

 

Tags