Iran, supposta vaginale che simula verginità e salva donne dalla morte

Iran, supposta vaginale che simula verginità e salva donne dalla morte

27 Gennaio 2015 - di Claudia Montanari

TEHERAN (IRAN) – Supposte da inserire nella vagina per simulare la rottura dell’imene e salvarsi così da una sentenza di morte. In Iran la vendita di supposte vaginali per simulare la rottura dell’imene e far credere così che si sia arrivate vergine al matrimonio -e non incorrere a morte certa- è un business molto florido. Il fenomeno viene raccontato dalla giornalista Mahrokh Gholamhosseinpour, che su “Iran Wire” scrive non solo dell’esperienza vissuta dalla sua amica del liceo suicidatasi il giorno dopo le nozze, ma spiega anche i motivi e i fattori che inducono molte donne ad acquistare questa supposta il cui colore e odore somigliano a quelli del sangue, fatte apposta per simulare la rottura dell’imene e testimoniare così la propria verginità:

“Nell’Iran meridionale sono cresciuta ascoltando dolorose storie di donne la cui perdita di verginità si è trasformata in sentenza di morte. Ricordo bene il suicidio della mia bella e innocente compagna di scuola, sposata giovanissima. Il giorno delle nozze era radiosa come un gioiello, quello successivo ha dovuto pagare con la vita. Ho poi saputo su “Facebook” dell’esistenza della supposta vaginale, che le donne si infilano in vagina prima del rapporto sessuale con lo sposo per simulare uscita di sangue e dare prova che l’imene sia intatto. L’idea di riconquistare la verginità mi ha intrigato, così ho contattato un venditore delle supposte vaginali per saperne di più, spacciandomi per una cliente.
«Quante ne vuoi?» mi ha chiesto
«Quanto costa un pacco?»
«300.000 toman (110 dollari). Ma se le dobbiamo recapitare a domicilio, costa di più. Da quanto ha questo problema?»
«Quale problema?»
«Quando ha perso la verginità?»
«Sette o otto anni fa»
«Ogni pacco contiene due supposte. Le assicuro che funziona al 100%, mai avuto lamentele»
«Come si usa?»
«La inserisce nella vagina un’ora prima del rapporto. La supposta si scalda con la temperatura corporea e rilascia plasma»
«E’ fatta in Iran?»
«All’inizio la facevano in Europa, ma ora si produce qui»
«Ma la produzione e la vendita sono legali?»
«Che gliene importa a lei che è cliente? La ordina e se non funziona le restituisco i soldi»
«Me ne basta una?»
«Sì. L’altra la usa per fare una prova la sera prima delle nozze. Il tempo in cui agisce dipende dalla sua temperatura corporea»
«Non desta sospetti?»
«No, il colore e l’odore somigliano a quelli del sangue. Anche la quantità del liquido rilasciato è uguale a quello di quando si rompe l’imene. E tinge l’organo maschile».
«Crede che sia eticamente giusto? Non è meglio promuovere l’onestà fra gli sposi?»
«Se è della polizia o del Ministero della Salute, le mostro i miei permessi»
«Sono una giornalista»
«Ci sono ragazze che hanno perso la verginità per negligenza, senza aver fatto niente di immorale. Altre hanno fatto una scelta sbagliata. Altre ancora si sono rotte l’imene masturbandosi o facendo sport. Hanno tutte il diritto di continuare a vivere»
«Ne vende tante di supposte vaginali?»
«E’ un fenomeno. Ogni giorno ricevo almeno 100 telefonate e vendo 15 pacchi. La chirurgia ricostruttiva dell’imene costa troppo e molte non se la possono permettere. Lei che me ne fa questioni etiche, non vive in Iran. E’ più giusto mettere a repentaglio la vita di queste donne? Torturarle e giudicarle?»
«Non sarebbe meglio educare i figli in maniera diversa?»
«Mentre si cambia la cultura, intere generazioni vengono distrutte. Semmai il racket lo fanno i ginecologi e chirurghi che ricostruiscono l’imene e chiedono una fortuna a famiglie povere»”

Fonte: Dagospia

Tags