Home Restaurant, ristorante in casa: ecco la legge che lo disciplina

Home Restaurant, ristorante in casa: ecco la legge che li disciplina

3 Agosto 2015 - di Claudia Montanari

ROMA – Home Restaurant, ristorante in casa: ecco la legge che li disciplina. Una cucina “home made”, in casa, per tutti gli appassionati di fornelli: gli Home Restaurant, letteralmente “ristoranti in casa“, sono un fenomeno in forte espansione in tutto il mondo soprattutto negli ultimi tempi. Il nostro paese, che vanta una cultura enogastronomica, può puntare molto su una nuova realtà così innovativa. Per questo motivo, dopo l’entusiasmo iniziale e dopo il parere del Ministero dello Sviluppo Economico che ha di fatto reso l’Home Restaurant fuorilegge, il 29 luglio in Parlamento il Deputato Nino Minardo ha depositato una nuova legge che dà nuova speranza agli appassionati di cucina – chef amatoriali, promesse dei fornelli, nonne e mamme casalinghe, coppie – che stavano coronando il sogno di aprire la propria cucina ai turisti in cerca dei veri sapori della tradizione locale.

Dopotutto, una legge chiara e snella sulla regolamentazione delle attività di Home Food non esiste, esisteva un DDL depositato in Senato e mai discusso rimpiazzato dalla proposta attuale dell’Onorevole Nino Minardo che vede l’Home Restaurant come una attività innovativa capace di valorizzare il patrimonio enogastronomico locale e di favorire nuove forme di occupazione.

Cosa dice questa nuova proposta di legge che mira a disciplinare gli Home Restaurant?

  • Coloro che intendono avviare una attività familiare di questo tipo devono utilizzare parte della propria struttura abitativa che deve possedere i requisiti igienico sanitari per l’uso abitativo previsti dalle leggi e dai regolamenti vigenti. Cosa vuol dire questo in sostanza? Che se la vostra casa è abitabile, non serve altro.
  • Non è prevista dalla legge la possibilità di fare Home Food a chi risiede in una casa in affitto e, come si legge anche su HomeRestaurant.com, questo è un punto sul quale gli Home Restaurant si augurano delle aperture ed è l’unico, al momento, indigesto a chi ha letto la proposta di legge.
  • Gli “Homers” devono dotarsi di un attestato HACCP a seguito della frequentazione di un corso, anche on line. È prevista la presentazione della SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) e il Comune destinatario può effettuare un sopralluogo al fine di confermare l’idoneità della struttura abitativa all’esercizio di attività di Home Restaurant.
  • Per quanto riguarda il regime fiscale e previdenziale si applica all’Home Restaurant quello previsto dalla normativa vigente per le attività saltuarie. Qualora l’attività da saltuaria diventasse abituale, ovvero al superamento di euro 10.000 all’anno di reddito bisogna munirsi di partita IVA e iscriversi alla gestione commercio dell’INPS. In questo caso, per i primi 4 anni a far data dall’emanazione della Legge, esistono delle agevolazioni fiscali che mirano principalmente a far risparmiare parte dei costi dei contributi previdenziali

È innegabile che l’Home Food, diffusosi anche in Italia, tende a creare un vero e proprio circolo virtuoso capace di coniugare i punti di forza dell’ospitalità italiana: antiche ricette, convivialità, peculiarità di ogni singolo territorio, unicità ed eccellenza delle produzioni. Senza dimenticare i vantaggi all’economia e all’occupazione. Tuttavia è innegabile che siano necessarie regole e distinguo che diano un inquadramento certo agli Home Restaurant italiani e nello stesso tempo li differenzino dai ristoranti tradizionali dai quali si allontanano per dimensioni, volume d’affari, visibilità e spirito.