Donna uccide suo stupratore: verrà impiccata. Iran, questa è la giustizia

Donna uccise suo stupratore: verrà impiccata. Iran, questa è la giustizia

30 Settembre 2014 - di Claudia Montanari

IRAN –  Reyhaneh Jabbari verrà impiccata. La donna, 26 anni, è stata condannata a morte per aver ucciso, nel tentativo di difendersi, l’uomo che la stava stuprando. La vicenda di Reyhaneh Jabbari sta per avere un epilogo tragico: la sua impiccagione, fissata per la mattina di oggi, 30 settembre 2014, secondo quanto si legge sul Fatto Quotidiano è stata posticipata al 10 ottobre. La ragazza è stata condannata a morte per aver ucciso, sette anni fa, un ex impiegato del ministero dell’Intelligence che tentò di stuprarla.

L’impiccagione è stata rinviata probabilmente a causa delle proteste che si erano concentrate fuori dalle porte del carcere di Rajaishahr, nei pressi di Teheran, dove la donna era detenuta.

LA VICENDA:

La giovane donna è stata arresta 7 anni fa, quando aveva 19 anni, per aver ucciso a coltellate un dipendente del Ministero dei servizi segreti iraniano, Marteza Abdolali Sarbandi, che secondo la più ricorrente sintesi delle argomentazioni della difesa stava tentando di stuprarla.

Reyhaneh confessò l’omicidio subito dopo l’arresto e dichiarò di aver agito per autodifesa, ma non le fu consentito di avvalersi di un avvocato durante la deposizione, e nel 2009 venne condannata a morte da una corte penale della capitale iraniana applicando il “qesas”, la legge del taglione, con sentenza confermata dalla Corte suprema quello stesso anno, ricorda  il sito di Ihr (Iran Human Rights), che ha sede ad Oslo.

Ihr ha lanciato ora un appello alla comunità internazionale affinché “usino i loro canali per fermare l’esecuzione di Reyhaneh”. In merito al caso di Jabbari vi è stata grande mobilitazione sia da parte dell’Onu che da parte di molti artisti iraniani che hanno cercato di salvarla raccogliendo fondi per il ‘diyeh, il cosiddetto ‘prezzo del sangue’ che il condannato deve pagare alla famiglia della vittima se questa acconsente a commutare la pena capitale in detenzione.